Dire Valur in Islanda significa citare una grande vecchia del calcio islandese, la squadra che sta dominando da due anni il campionato locale e che raccoglie il tifo di oltre 130.000 islandesi. Per chiudere il cerchio manca solo un obiettivo: raggiungere i cugini del KR nella classifica degli scudetti vinti. I bianconeri infatti conducono con 26 titoli nazionali, contro i 22 dei rossoazzurri. Anche il conto delle Coppe d’Islanda sorride al KR Reykjavik: 14 a 11.

Friðrik Friðriksson
Un’immagine del reverendo Friðrik Friðriksson nel suo studio presso la KFUM. Il rev.Friðriksson è stata una delle figure islandesi più carismatiche del XX secolo (feykir.is)

Il club fu fondato l’11 maggio 1911 in seno al KFUM, il ramo islandese della più famosa YMCA, l’associazione dei giovani cristiani fondata a Londra nel 1844. All’epoca la KFUM era guidata dal carismatico reverendo Friðrik Friðriksson. Sei fra i suoi giovani adepti volevano lanciare una nuova squadra di calcio, ma erano intimoriti al cospetto degli altri club già attivi nella capitale: Fram, KR, Vikingur. Friðriksson li incoraggiò ad andare avanti e per questo motivo il suo busto campeggia, dal 1961, all’ingresso dello stadio del Valur.

Il nome Valur in islandese significa falco. Secondo i resoconti dell’epoca è dovuto al falco che si mise a volare sopra il Melunum, il campo da calcio che stavano attrezzando i giovani fondatori del club. Il logo ed i colori sociali risalgono al 1926, per rinvigorire l’identità del club ancorata ai valori del KFUM: onestà nel gioco, duro lavoro, amore del prossimo e coesione nel gruppo. La storia del club è molto appassionante e potete trovarla, in islandese, sul sito del Valur.

Lo stadio del Valur

La storia del Valur va di pari passo con quelle che sono state le sue sedi storiche. Prima accennavamo al campo di Melunum, è il mitico Melavöllurinn di cui abbiamo approfondito nella storia del KR. Costruito nel 1910, fu inaugurato ufficialmente l’11 giugno 1911 in occasione del centesimo compleanno di Jón Sigurðsson, padre della patria islandese. Per gli anni successivi fu l’epicentro del calcio islandese. Nel 1925 il campo versava in cattive condizioni e una tempesta gli diede il colpo di grazia. Quando iniziarono i lavori per il nuovo campo, il Valur ne rimase fuori e fu obbligato a trasferirisi ad Öskjuhlíð, una collina poco fuori il centro cittadino. Il fondo roccioso e la distanza dal centro crearono grandi difficoltà al Valur.

Nel 1939 venne acquistato un terreno, poco lontano, a Hlíðarendi. Per il Valur è la svolta, l’inizio di un sogno e di un’impetuosa crescita. Il nuovo campo viene inaugurato nel 1949. Dieci anni più tardi viene acquistata una vicina palestra attorno alla quale si svilupperanno le altre discipline portate avanti dalla polisportiva.

Hlíðarendi Valur
Vista sul campo di Hlíðarendi con lo sfondo della capitale Reykjavik . I lavori per il miglioramento del complesso sportivo sono al centro di una controversia fra società e istituzioni locali per problemi con appalti e ritardi (frettabladid.is)

Nel 2004 è iniziato l’ammodernamento di tutto il centro sportivo. Nel 2007 è stato terminato il palazzetto dello sport, nel 2008 il campo da calcio. Attualmente sono in corso nuove modifiche che porteranno Hlíðarendi, nei prossimi anni, ad essere il più grande complesso sportivo d’Islanda.

Come altri stadi islandesi, negli ultimi anni ha preso il nome dello sponsor. Dal 2007 al 2015 è diventato il Vodafonevöllurinn. Lo scorso anno il Valur ha siglato una nuova sponsorizzazione di cinque anni con Origo, azienda islandese di informatica.

Hlíðarendi ha ufficialmente 2465 posti: 1220 scoperti, 1201 al coperto e una tribuna per 44 persone.

La bacheca del Valur

Come detto in premessa, la bacheca del Valur è impressionante e seconda solo a quella del KR. Visto l’andamento dei due team, non ci stupiremmo di vedere colmare il gap nel giro di poche stagioni. A tutti i titoli aggiungiamo che il Valur ha partecipato a 98 dei 106 campionati di massima serie disputatisi dal 1912 ad oggi.

Campionati islandesi: 22 (1930, 1933, 1935, 1936, 1937, 1938, 1940, 1942, 1943, 1944, 1945, 1956, 1966, 1967, 1976, 1978, 1980, 1985, 1987, 2007, 2017, 2018)

Coppa d’Islanda: 11 (1965, 1974, 1976, 1977, 1988, 1990, 1991, 1992, 2005, 2015, 2016)

Valur
Il Valur festeggia la Coppa d’Islanda 2015. E’ stato il ritorno al successo che ha aperto un nuovo ciclo dopo un decennio di magra (uefa.com)

Coppa di Lega: 3 (2008, 2011, 2018)

Supercoppa d’Islanda: 11 (1977, 1979, 1988, 1991, 1992, 1993, 2006, 2008, 2016, 2017, 2018)

Anche la squadra femminile ha un ottimo palmarès: 10 scudetti (l’ultimo nel 2010), 13 Coppe d’Islanda, 13 Supercoppe.

Il Valur conta 22 partecipazioni alle coppe europee. La prima apparizione fu nel 1966 in Coppa delle Coppe contro lo Standard Liegi (1-1 in Islanda, 1-8 in Belgio). Quest’anno ha sfiorato il colpaccio contro il Rosenborg, in un match con parecchie recriminazioni. L’anno prossimo ritenterà l’assalto alla fase a gironi, traguardo che ancora manca ad un club islandese.

Personaggi famosi e curiosità

Il Valur nelle altre discipline

Come molte altre società islandesi, il Valur è una polisportiva. A partire dagli anni ’70 la società ha deciso di specializzarsi nelle tre discipline pù popolari: calcio, pallamano, basket. I rossoazzurri sono diventati una potenza nelle prime due.

Del calcio abbiamo già detto, nella pallamano vantano 22 scudetti, 10 coppe nazionali e soprattutto una finale di Champions League raggiunta nel 1980. Persero 21-12 contro i tedeschi del TV Großwallstadt, ma ad oggi resta il miglior risultato di sempre mai ottenuto da un club islandese. La squadra femminile non è da meno con 16 scudetti vinti e 6 coppe nazionali.

Valur pallamano
L’interno del palazzetto dello sport di Hlíðarendi (twitter.com)

La squadra di basket nacque come Gosi nel 1951 e fu una delle società fondatrici del campionato islandese. Nel 1957 cambiò nome in KFR (Körfuknattleiksfélag Reykjavíkur) prima di fondersi nel Valur nel 1970. Da allora furono conquistati 2 scudetti e 3 coppe nazionali, tutti titoli vinti fra il 1980 ed il 1983.

I personaggi famosi made in Valur

Il numero dei giocatori della nazionale cresciuti nel Valur non si conta. Nel gruppo che ha partecipato ai Mondiali di Russia erano tre: Ari Freyr Skúlason, Kári Árnason e Birkir Már Sævarsson.

Birkir è un’icona del calcio islandese e del club. Durante la tournée in Qatar ha raggiunto le 88 presenze in nazionale, raggiungendo al terzo posto della classifica di ogni tempo un mostro sacro come Eiður Guðjohnsen. Ad 89 lo attende un altro mostro sacro: Hermann Hreiðarsson. Bisogna vedere se i suoi 34 anni gli permetteranno di raggiungere le 107 presenze di Rúnar Kristinsson. Difficile ma non impossibile.

Con il Valur ha giocato dal 2003 al 2008, prima di tornarci lo scorso anno. Il bottino è di due scudetti e una coppa di lega. Skulason ha disputato una sola stagione da pro con il Valur, nel 2006. Arnason ha lasciato i rossoazzurri che era ancora nelle giovanili e l’esordio in campionato l’ha fatto con la maglia rossonera del Vikingur.

Atli Eðvaldsson
Atli Eðvaldsson con la maglia del Fortuna Düsseldorf, squadra con cui ha giocato dal 1981 al 1985. Aveva esordito in Bundesliga nel 1980 con la maglia del Borussia Dortmund, diventando il primo islandese a giocare in Germania (graebasta.blogspot.com)

E’ cresciuto nel Valur Guðni Bergsson, attuale presidente della KSI, la federazione calcistica islandese. Per lui 94 partite e 7 goal in prima squadra fra il 1983 ed il 1988. Prima di lui ricordiamo un altro mostro sacro del calcio islandese: Atli Eðvaldsson. Atli ha disputato 93 partite (con 31 goal) fra il 1973 ed il 1980 e soprattutto conta 70 presenze in nazionale che ha anche allenato dal 1999 al 2003.

La famiglia Guðjohnsen è passata al completo: papà Arnór ci ha giocato fra il 1998 ed il 1999, Eiður ci è cresciuto a livello giovanile (1988-1993) e esordito fra i pro (1994), il figlio Sveinn Aron ci ha giocato fra le stagioni 2016 e 2017.

Con la maglia del Valur ha giocato il mitico Guðmundur Benediktsson, alias Gummi Ben celebre per le sue telecronache.

Panchina prestigiosa

Ci sono molte curiosità legate anche alla panchina. Molti allenatori della nazionale sono passati da quella Valur e viceversa, come l’attuale tecnico Ólafur Jóhannesson.

Il Valur inoltre ha una lunga tradizione di tecnici stranieri. L’ultimo è stato il bosniaco Ejub Purisevic nel 2001 (che, dal 2002, allena ininterrottamente il Víkingur Ólafsvík). Prima si alternarono sovietici (Yuri Illichev a più riprese negli anni ’70), tedeschi (Hofferbert, Hilpert, Peter negli anni ’80), ungheresi (Nemes, fine anni ’70).

La rappresentativa più numerosa tuttavia è quella scozzese. L’ultimo è stato l’ex Liverpool Ian Ross dal 1984 al 1987. In mezzo ci fu Joe Devine (a cavallo degli anni ’30 e ’40). Il primo è una figura particolarmente illustre del calcio islandese: Murdo MacDougall. Con il Valur ha vinto tre scudetti (1936, 1937 e 1938), ma soprattutto è stato il primo allenatore della nazionale islandese, nel 1946, insieme all’inglese Freddie Steele.

Murdo MacDougall
Murdo MacDougall, in giacca bianca a sinistra, posa insieme alla nazionale femminile islandese poco prima del suo esordio assoluto, in Scozia, nel 1981 (ksi.is)

Destino manifesto

Attrezzature all’avanguardia, professionalità e solidità economica sono la chiave dei successi del Valur. La scelta di investire solamente in tre discipline, in controtendenza con altre polisportive che permettono la pratica di una miriade di sport, ha permesso di ottimizzare gli obiettivi dalle giovanili alle prime squadre.

L’ingrediente segreto è il motto del “padre spirituale” del Valur,
Friðrik Friðriksson (di cui qui trovate un bellissimo cortometraggio). In un’Islanda fortemente laica, il suo messaggio di impegno e coesione è rimasto intatto a più di un secolo di distanza. Abbiamo ragione di credere che resisterà ancora a lungo, così come la posizione del Valur fra i migliori d’Islanda.

Curiosamente, in maniera analoga al Valur, Friðriksson contribuì a fondare l’Haukar di Hafnarfjörður nel 1931. Per questo motivo c’è una forte somiglianza fra i colori sociali delle due società e anche nel nome. Haukar infatti significa aquila in islandese. Ma questa è un’altra storia…