Il re che ha fatto la Norvegia, l’Islanda e le Fær Øer tutte in una volta

Grímr Kamban: un nome, un mondo. Parlando di lui, la Saga dei Faroesi lo aveva associato al re norvegese Harald Bellachioma, sbagliando clamorosamente. Come ricordete, Grímr sarebbe arrivato alle Fær Øer solo intorno all’825, mentre Harald salì al trono solo quarantasette anni dopo. Tuttavia, dopo quella prima ondata vichinga, la vita dell’arcipelago non mutò di una virgola. D’altronde, in quel momento le sorti del Nord Europa erano in piena gestazione. In Norvegia erano in corso dei delicati cambiamenti politici di cui Harald rappresenta soltanto il risultato finale. Ma da questo risultato sarebbe poi cambiata la vita dell’Islanda e delle Fær Øer. O, meglio ancora, sarebbe iniziata la loro colonizzazione.

Risulta abbastanza evidente, quindi, quanto sia necessario adesso abbandonare la prospettiva “feringio-centrica” fin qui adottata (e nemmeno tanto). Chiariamo fin da ora, infatti, che la sorte delle isole sarà oggetto di un continuo ping pong tra Norvegia e Danimarca. Uno Stato e un Regno faroese indipendenti non sono mai esistiti, se non per un breve periodo. Segnatevi queste parole e mettetele da parte: ritorneranno utili quando in futuro parleremo dell’indipendentismo faroese.

Ritornando a noi, è necessaria una lunga parentesi sulla Norvegia e su Harald Bellachioma. Vi siete mai chiesti perché gli islandesi e i faroesi preferirebbero morire piuttosto che accettare una monarchia? L’Islanda oggi è una repubblica parlamentare, le Fær Øer digeriscono poco la sovranità della monarchia danese. C’è un perché, e lo troveremo soltanto nella Norvegia del IX secolo.

Nell’820, ai tempi della prima colonizzazione dell’arcipelago faroese da parte dei Vichinghi, la Norvegia era divisa in quattro regni principali (foto presa da it.wikipedia)

L’era dei petty kingdoms

In inglese, l’espressione petty kingdoms identifica precisamente la situazione della Norvegia prima dell’872. Traducibile in italiano come “regni futili” o “regni insignificanti”, l’espressione è un quadro perfetto dell’estrema frammentarietà nella quale versava l’ancora inesistente stato scandinavo. Nella foto qui sopra, sono evidenziati i regni più importanti nell’820, all’epoca dei primi arrivi alle Fær Øer. Si tratta di quattro regni: Vestfold (rosso), Alvheim (giallo), Agder (verde) e – l’unico nel centro-nord – Hålogaland (viola). Conoscere il loro numero preciso, però, è impossibile, perché alcuni sono citati solo nelle saghe e non ci sono fonti più attendibili. Sembra, comunque, che fossero circa una trentina, impegnati in una perenne lotta per un pezzo di terra in più.

La situazione iniziò lentamente a cambiare quando nel Vestfold salì al trono Halfdan il Nero (Hálfdan svarti in norreno). Figlio della semi-leggendaria Åsa Haraldsdottir, principessa del regno di Agder, alla morte dei suoi genitori regnò su entrambi i territori, senza fondere le corone. Acquisì per via matrimoniale il Sogn – corrispondente grossomodo all’attuale regione del Sogn og Fjordane -, lasciando questa situazione in eredità al figlio Harald.

La battaglia di Harsfjord

Harald si dimostrò fin da subito molto capace, anche se salì al trono a soli 10 anni, nell’860. Negli anni successivi, siglò una fondamentale alleanza con Hákon Grjótgarðsson, jarl di Lade (parte est dell’attuale Trondheim). Questa temibile unione fece cadere gli altri regni uno dopo l’altro, fino ad arrivare all’evento fondante per la cultura norvegese: la battaglia di Harsfjord, vicino Stavanger. Qui bisogna prestare molta attenzione, perché si tratta di un fatto storico estremamente mitizzato e romanzato. Tradizionalmente si dice che la battaglia sia avvenuta nell’872, ma in realtà nessuno conosce l’anno preciso; forse, è di poco posteriore. Inoltre, la si prende come data di unificazione della Norvegia; errore madornale, perché Harold morì con molti regni ancora in piedi e, soprattutto, senza mai mettere piede in Lapponia. L’unificazione sarà completata solo dopo l’anno 1000.

Perché allora insistere su questa battaglia? Semplice, perché è questa battaglia a determinare le sorti di Islanda e Fær Øer. Fu qui che Harold sconfisse i rivoltosi dei piccoli regni del sud-ovest ed estese a dismisura il proprio dominio. Un dominio talmente grande che Harald è ancora oggi considerato il primo re di Norvegia, con l’872 come anno di ascesa al trono. Ciò nonostante gli mancassero ancora le zone interne e tutto il nord. Da quel momento, comunque, gli sconfitti furono costretti a emigrare (spesso con la forza) e presero la via del mare. La maggior parte arrivò in Islanda, ma qualcuno si ricordò anche di quell’arcipelago un po’ più a sud.

Curiosità: il perché del soprannome

Nel frattempo, il buon Harald si guadagnò anche il nomignolo di Bellachioma. Dieci anni prima aveva infatti fatto voto di non tagliarsi né pettinarsi i capelli finché non fosse diventato re di Norvegia. Riuscito nel suo intento, dieci anni dopo ricominciò a curare nuovamente i suoi capelli. Questo chiaramente è un mito, ma lo raccontiamo per evitare di creare confusione: Harald Bellachioma e Harald I di Norvegia sono la stessa persona.

Illustrazione del Flateyjarbók in cui Harald viene incoronato

Le migrazioni verso ovest

Dalla battaglia di Harsfjord in poi, per molti nobili e piccoli sovrani norvegesi iniziò un periodo difficilissimo. Più che unificare i regni, Harald procedeva ad autentiche annessioni, spesso ricorrendo alla forza. Di rispetto per gli sconfitti ne mostrava ben poco. E così, come racconta anche la Saga dei Faroesi, molti decisero di fuggire via mare, approdando per lo più in Islanda, ma in qualche caso anche alle Fær Øer. Infatti, gli arrivi sulle isole dalla Norvegia conobbero una crescita graduale a partire dall’880 in poi.

Sarebbero nate due società unite nell’odio contro la monarchia e in particolare contro Harald Bellachioma. Quest’odio avrebbe trovato di lì a poco uno sfogo nell’organizzazione politica di queste due società, un’organizzazione politica del tutto differente da quella diffusa nell’Europa del tempo. Se l’Islanda indipendente non ha mai voluto una monarchia, così come non la vorrebbero i faroesi, pensate proprio al primo re dei norvegesi e capirete perché.