La straordinaria bellezza selvaggia hanno fatto dell’Islanda il palcoscenico di famosissime serie tv, film, pubblicità. Anche i fumetti hanno reso omaggio a questo luogo mitico, dove si scatenano le forze della natura. Uno di questi è Dampyr, che vive nella penisola dello Snæfellsnes un’avventura mozzafiato tanto quanto i suoi panorami.
Snæfellsnes Dampyr

Il monte Kirkjufell e le cascate di Kirkjufellsfoss, uno dei siti più caratteristici dello Snæfellsnes, dove è ambientata la storia di Dampyr (guidetoiceland.is)

La storia è stata pubblicata sui numeri 33, “Sotto il vulcano”, e 34, “La caverna dei Troll”, della serie regolare. E’ uscita fra il dicembre 2002 e il gennaio 2003.

La copertina del numero 33 della serie regolare di Dampyr (sergiobonelli.it)

Leggendo i forum dedicati a Dampyr, giunto al numero 216, questa doppia avventura islandese è ancora una delle più apprezzate. I punti di forza sono due: l’ambientazione nello Snæfellsnes resa dai disegni magnificamente simile a quella reale, la presenza di “tre pezzi da novanta” del folklore islandese.

Il primo appartiene alla mitologia vichinga: Bárðr Snæfellsás, protagonista dell’omonima saga, figlio di un titano e di una donna umana, è uno dei primi coloni islandesi. Il secondo scatenerà la gioia di chi ama le storie di sangue: Axlar-Björn (1555-1596) è l’assassino seriale che ha sparso più sangue in Islanda. Infine appare anche la Grýla, una terribile orchessa che banchetta con i bambini cattivi.

Dampyr

Serie a fumetti della Sergio Bonelli Editore, è apparso per la prima volta in edicola nel 2000. E’ stato ideato da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, due colonne del fumetto italiano. Boselli, che è attualmente il curatore di Tex Willer, è lo sceneggiatore della trasferta islandese di Dampyr. Si è ispirato ad un suo viaggio nell’isola.
Harlan, Kurjak e Tesla

Harlan con i suoi fedeli compagni Kurjak e Tesla (dampyr.forumfree.it)

Harlan Draka, il protagonista della serie, è un dampyr: è figlio di una donna umana e di un maestro della notte. La stirpe dei maestri è antica ed estremamente longeva. E’ dotata di una moralità limitata nel rapporto con gli umani, che sottomettono completamente al proprio volere trasformandoli in vampiri. Harlan combatte la stirpe del padre. Si imbatte spesso nelle creature provenienti dal folklore di diverse culture (norrene, celtiche, orientali, precolombiane, ecc) legate appunto al mondo de Maestri. Nelle sue avventure è accompagnato da Emil Kurjak, un ex combattente balcanico, e Tesla, una vampira che è riuscita a sottrarsi al giogo del suo maestro.

La trama della storia

Harlan viene contattato dal vescovo di Reykjavik per alcune misteriose sparizioni. Le circostanze riconducono ad Egillsandur, piccolo villaggio (inventato) ai piedi dello Snæfellsjökull, dove la popolazione locale si è dedicata ad un culto neopagano. Recatosi sul posto con il fedele Kurjak, Harlan incontra il pastore locale, un albergatore depresso per la morte della moglie in circostanze misteriose e Guðrún, una giovane ragazza che si scoprirà discendente di una veggente vichinga.
Snæfellsjökull

La costa a ridosso del vulcano Snæfellsjökull, dove è ambientata la storia (icelandmag.is)

Proprio Guðrún aveva anticipato l’avvento di Harlan e Kurjak. Per intrattenere dei bambini, aveva raccontato loro la saga di Egil-una-mano e Asmund Ottarson. I due eroi che avevano salvato due principesse rapite dai troll, sfidando loro e i berserker che trovarono nelle viscere del vulcano.

La copertina del numero 33 della serie regolare di Dampyr (sergiobonelli.it)

Nelle loro indagini assistono ai diverbi fra Guðrún, che invita i due protagonisti a seguire le similitudini fra quel che sta accadendo e ciò che raccontano le saghe locali, ed il pastore che è assolutamente scettico al riguardo. Si imbattono anche in una pacifica comunità di cultori new age. Passano il loro tempo a meditare ai piedi del vulcano, praticando bizzarri riti di massa, guidati da un santone americano di nome Colin.

La situazione precipita quando nella notte echeggia un pianto sommesso che fa gelare il sangue nelle vene e brilla la lama di un’ascia. Spariscono delle persone, fra cui la piccola figlia dell’albergatore, e delle pozze di sangue appaiono vicino al lago di Ígultjörn. Anche Kurjak, invaghitosi della compagna del santone, sparisce durante una sua visita notturna al campo dei mistici. Ad Harlan non resta che affrontare la leggenda per salvare il suo amico e la piccola Freya.

La saga di Bárðr Snæfellsás

Risale all’inizio del 1300, è una delle saghe più recenti. Il protagonista, Bárður Dumbson, è stato a lungo considerato uno degli spiriti protettori dell’area dello Snæfellsjökull. Il suo nome appare spesso nella toponomastica locale: il Bárðarlaug lago della penisola formatosi nella caldera di un vulcano spento, i Bárðarkista due crateri della zona, Bárðartrúss (il bagaglio di Bárður) e Bárðarskip (la pecora di Bárður) due rocce sulla spiaggia dove si ritiene che sia approdato.
Figlio di un principe norvegese, Dumbur, Bárður fugge dalle persecuzioni perpetuate in Norvegia da Harald Bellachioma nel IX secolo. Persona istruita, mezzo uomo e mezzo titano, la leggenda narra che fu il primo colono dell’area. Fondò la fattoria di Hellnar e diede il nome alla penisola: Snæfellsnes, la penisola della neve.
Bárðarlaug

Il Bárðarlaug, eletto riserva naturale nel 1981, si trova nei pressi della fattoria di Hellnar. Prende il nome da Bárður che era solito lavarsi nelle sue acque (flickr.com)

Padre di nove figlie, ha una vita molto avventurosa. Un tragico evento cambia la sua vita. I figli di suo fratellastro Þorkell Rauðfeldsson, con un gioco che si rivelerà tragico, abbandonano Helga, figlia di Bárður, su di un iceberg. Dopo sette giorni di deriva finisce in Groenlandia dove viene salvata nientepopodimeno che da Erik il Rosso. Suo papà non lo sa e per vendicarsi uccide i suoi due giovani nipotastri. In preda alla follia e stanco dei ripetuti scontri con il fratellastro, che cerca di vendicarsi a sua volta, si ritira nelle grotte dello Snæfellsjökull. Nessuno ha più notizie di lui, ma da lì rimane a vegliare sugli abitanti delle sue terre.

Axlar-Björn, il più efferato serial killer d’Islanda

Che non fosse un personaggio tranquillo, se ne era già accorta sua mamma quando lo portava in grembo. Aveva improvvise crisi di sete di sangue che il marito saziava tagliandosi le vene delle caviglie per non farsi scoprire dai vicini. Björn Pétursson, questo era il suo vero nome, era un ragazzo irrequieto e lavorava nella fattoria del signorotto locale, un certo Ormur.
A 15 anni la sua vita cambia. Nascondendosi in una stalla per non andare a messa, si appisola e sogna uno straniero che gli offre diciotto squisiti pezzi di carne. Al diciannovesimo pezzo viene colto da malore e nausea. Lo stesso straniero lo istruisce sul recarsi presso sulla sommità dell’Axlarhyrna, una montagna dalla forma piramidale dello Snæfellsnes, dove avrebbe trovato un attrezzo che gli sarebbe servito per gli anni a venire. Vi trovò un’ascia e da lì a poco uccise un suo coetaneo, seppellendolo in un mucchio di letame.
Morto Ormur, i possedimenti passarono al di lui figlio Guðmundur. Con Björn aveva un buon rapporto. Gli donò una fattoria, chiamata Öxl (genitivo di axlar), ai piedi dell’Axlarhyrna e da cui prese il suo nome: Axlar-Björn, “Spalla d’Orso”.
Axlarhyrna

Il paesaggio ai piedi dell’Axlarhyrna, su cui dominava la fattoria degli orrori di Axlar-Björn (icelandmag.is)

La fattoria era isolata, ma si trovava in un punto di passaggio. Con la complicità della moglie, ospitava i viandanti e li uccideva durante la loro permanenza. Ne macellava i resti e li affondava nel lago di Ígultjörn. Il suo improvviso benessere e le misteriose sparizioni erano viste con sospetto dai vicini. Tuttavia la protezione di Guðmundur gli consentì di proseguire per anni la sua carneficina, con l’ascia che appare anche nella storia di Dampyr.

L’esecuzione di Axlar-Björn e la genìa maledetta

Ci sono versioni discordanti sulla scoperta delle mattanze nella fattoria. Tutte però fanno riferimento ad una vittima predestinata che, destata dal massacro dei suoi cari, riesce a fuggire per tempo. Arrestato dalle autorità, Axlar-Björn confessa nove omicidi, ma i resti trovati corrispondevano a diciotto corpi, tanti quanti i pezzi di carne che avevamo mangiato in sogno. Il diciannovesimo gli era stato fatale.
La sua esecuzione fu lenta e terribile. Prima di essere decapitato, gli furono macellati gli arti. Gli amputarono i testicoli che gettarono sul grembo di sua moglie Þórdís, incinta, la cui esecuzione fu ritardata a causa del suo stato. La storia insanguinata della famiglia non si interruppe lì.
Il figlio che nacque l’anno successivo, Sveinn skotti Björnsson, commise ogni tipo di reato in giro per l’isola. Fu anche accusato dal vescovo di Skálholt di stregoneria e fu impiccato per un tentativo di stupro nel 1648. Stessa sorte toccò al nipote, Gísli hrókur Sveinsson, anche lui dedito alla malavita e impiccato per i crimini commessi a Dyrhólaey.

Il ritorno di Dampyr in Islanda e non solo

Martin Mystere Islanda

La copertina dello speciale di Martin Mystere ambientato in Islanda (calcioislandese.blogspot.com)

Il successo dell’avventura islandese di Harlan Draka ha fatto ritornare l’eroe bonelliano sull’isola. Nell’ottobre del 2013 esce lo speciale numero 9 di Dampyr, dal titolo “Gli studenti della scuola nera”. L’ambientazione è di nuovo la terra del ghiaccio e del fuoco, ma di questo parleremo più avanti…
Infine in passato avevamo dedicato un articolo ad un “collega” di Dampyr, Martin Mystère, anche lui impegnato a rincorrere i misteri dell’Islanda. Per chi volesse leggerlo lo trova cliccando qua.
La Saga di Bárðr Snæfellsás narra tutte le sue avventure e quelle di sua figlia Helga. A chi volesse approfondire la sua storia e tutti i luoghi che vengono citati nella Saga, consiglio la lettura di questo articolo di Regína Hrönn Ragnarsdóttir, grande esperta del folklore del suo paese.
Idem per Axlar-Björn, la solita Regína Hrönn Ragnarsdóttir ci porta nei luoghi di questo terribile personaggio. La sua storia è vera così come i suoi delitti. Qualche particolare è stato mitizzato nel tempo, come l’ascia donata da Odino, o forse no…