Lamentarsi dell’arbitro è uno sport solo italiano? Macché! Tutto il mondo è paese e l’arcipelago delle Faer Oer non fa eccezione. Vi segnaliamo questo divertente estratto di “Isola”, il libro dell’autrice danese/faroese Siri Ranva Hjelm Jacobsen.

La copertina del libro “Isola” di Siri Ranva Hjelm JACOBSEN
Il testo di “Isola” di Siri Ranva Hjelm Jacobsen
“…Arni giocava nel VB Vagur che in seguito, dopo la fusione con l’associazione sportiva Sumba, prese il nome di FC Suduroy. Il nome può dare l’impressione sbagliata che il club sia l’unico di Suduroy, ma al tempo stesso sancisce che è il migliore. Così mi raccontò il nonno una volta. Se l’FC Suduroy non aveva mai vinto il campionato, era perché l’arbitro, secondo lui, era venduto all’HB Torshavn, una slealtà che gli arbitri si tramandavano di generazione in generazione…”

Isola
Breve sunto del libro
“Isola” è un testo di ispirazione autobiografica, dedicato al ritorno alle origini. Riportiamo la descrizione del libro presa dalla pagina dedicata dalla casa editrice Iperborea:
Una giovane ragazza danese ha nostalgia di un’isola verde e impervia battuta dai venti del Nord. Un’isola delle Faroe dove non ha mai vissuto ma che ha sempre sentito chiamare «casa», perché da lì emigrò la sua famiglia negli anni Trenta. Comincia così, dall’urgenza di riappropriarsi delle sue origini e di una cultura che ha ereditato ma non le appartiene, il suo viaggio di ritorno a Suðuroy. Da lì nonno Fritz, pescatore dell’Artico, partì alla ricerca di un destino migliore, e nonna Marita, sognatrice irrequieta, fuggì verso il mondo e la modernità.
Un viaggio nella storia di una famiglia e di questo piccolo arcipelago sperduto nell’Atlantico, che è stato coinvolto nel secondo conflitto mondiale e nella guerra fredda e che ha lottato fieramente per una sua autonomia dalla Danimarca. Un viaggio nella memoria e nel mito che perdura in queste terre sospese nel tempo, tra le asprezze di una natura primigenia, dove ogni racconto di vita si colora di leggenda, dall’amore segreto tra Marita e Ragnar il Rosso, falegname filosofo e ribelle che chiama i gabbiani «i proletari del mare», alla roccia incantata nel giardino di zia Beate, che attira sciagure su chi prova a rimuoverla.
Romanzo d’ispirazione autobiografica, è scritto in una prosa poetica audace e distillata in immagini di rara forza evocativa. Isola è un canto d’amore alle Faroe e un racconto sulle ripercussioni intime dell’emigrazione, sul ruolo degli affetti e dei legami di sangue nell’identità di una persona, sul bisogno di radici o almeno di un’Itaca dell’anima, un posto che si possa chiamare casa.
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