L’Islanda è ambita meta turistica per le sue spettacolari attrazioni naturali. Ghiaccio e fuoco si fondono ovunque. L’origine vulcanica dell’isola conferisce colori diversi ai paesaggi per la varietà dei materiali eruttati. Il colore che indubbiamente contraddistingue il sud del paese è il nero.

Il relitto aereo del C-117 della US Navy adagiato sulla spiaggia nera di Sólheimasandur (expertvagabond.com)
Passato il Capo di Dyrhólaey, il punto più a sud dell’Islanda, si apre un immenso deserto di spiaggia nera. Nelle tipiche giornate islandesi, la furia degli elementi conferisce un ché di infernale. In questa landa spettrale c’è un fantasma che è presenza fissa: un relitto aereo, modello C-117, dell’aviazione americana.
Lo schianto del C-117 della US Navy
Nel tardo pomeriggio del 21 novembre 1973, un aereo C-117 dell’aeronautica militare statunitense partito da Höfn stava facendo ritorno alla base di Keflavik. Mentre stava sorvolando il ghiacciaio Vatnajökull, i motori persero improvvisamente potenza. La nebbia fittissima permetteva ai cinque membri dell’equipaggio di vedere a malapena la punta delle ali. Consapevole di essere nel mezzo di montagne di ghiaccio, il giovane co-pilota Gregory Fletcher, 26 anni allora e 21 ore di volo alle spalle su quel modello di aereo, decise di virare verso il mare. L’acqua gelida del Mar del Nord avrebbe dato pochi minuti di sopravvivenza in caso di ammaraggio, ma era sempre meglio che schiantarsi sugli speroni ghiacciati del Vatnajökull.

Come apparve l’aereo ai soccorritori islandesi subito dopo l’atterraggio di emergenza (mbl.is)
Perdendo quota la nebbia iniziò a diradarsi e i cinque videro sotto di loro un “posto che sembrava sulla superficie della luna”. La dizione di “essere all’ultima spiaggia” non è mai stata così realistica quanto quelle dune spettrali di sabbia nera coperta di neve. Fletcher ivi riuscì ad effettuare l’atterraggio di emergenza, fermandosi a pochi metri dalle onde.
I cinque membri dell’equipaggio se la cavarono senza un graffio e abbandonarono velocemente l’aereo per il timore che prendesse fuoco. Portarono con loro l’indispensabile: il kit di primo soccorso e una vecchia radio della seconda guerra mondiale per allertare la base. Dopo un’ora furono recuperati da un elicottero arrivato dalla base di Keflavik. Fu escluso un recupero via terra poiché il luogo dell’impatto era troppo distante dalla viabilità ordinaria.
Misteri, nemici e celebrità del relitto aereo
Quali furono le cause dello schianto? Errore umano, cedimento meccanico, carenza di benzina, la tempesta in cui si era imbattuto l’aereo, una combinazione di questi fattori… ancora oggi non si sa a cosa abbia provocato l’emergenza e probabilmente mai si saprà.
Altri due punti su cui si fa confusione sono data dell’incidente e modello dell’aereo. I registri ufficiali dell’US Navy riportano l’incidente avvenuto il 24 novembre 1973. Tutti i media islandesi che citano notizia e testimonianze dirette sono del 21 novembre, data in cui evidentemente si è registrato il fatto. Il modello dell’aereo invece è un C-117 convertito e non un DC-3 come viene spesso riportato. Faceva parte di una pattuglia di aerei dello stesso modello che erano già stati impiegati nella guerra di Corea ed in Vietnam.

L’interno completamente svuotato del C-117 (dailymail.co.uk)
Che fine hanno fatto le parti mancanti dell’aereo? Motori, eliche, pezzi di ali, cabina di pilotaggio ed altre parti strategiche sono state asportate immediatamente dopo lo schianto dai militari accorsi in soccorso. Alcuni pezzi della carcassa sono stati portati via e riciclati negli anni da Einar ed Eyrún, la coppia di contadini che già nel 1973 abitava nella fattoria più vicina, a 5km dallo schianto. Negli anni lo hanno utilizzato anche come tiro a segno e magazzino degli attrezzi, fino ad abbandonarlo al suo destino.
La coda manca per un… abuso edilizio, ma di questo parliamo più avanti.
Il nemico numero uno è la furia dei turisti. La carcassa è tempestata di incisioni nelle lingue di tutto il mondo. C’è chi non rinuncia a portarsi via un souvenir arrugginito (ma che ve ne fate? ndr). Nel giugno 2015 aveva destato scalpore la vandalizzazione del relitto aereo con un graffito rosa di pessimo gusto. Vento, ghiaccio e pioggia hanno rimediato al brutto gesto, cancellandolo. Ma da dove arriva tanta celebrità?
Il “decollo” con i Sigur Rós
Nel 2007 i Sigur Rós rilasciano un doppio dvd contenente il live del loro tour in Islanda dell’anno precedente e un documentario sui luoghi attraversati. E’ qui, a 27:05, che il nostro relitto aereo sbarca sui media di tutto il mondo, ispirando molti artisti per successive riprese.
Rotta su Bollywood
Nel 2015 viene ripreso per “Dilwale”, film romantico di produzione bollywoodiana. E’ stato visto praticamente da tutti gli indiani sparsi per il mondo che ne hanno ascoltato anche la colonna sonora. Gerua, il primo brano estratto, su youtube è stato visto qualcosa come 228 milioni di volte… e indovinate con cosa si apre il video?

Una delle tante scene di Dilwale ambientate in Islanda (icelandreview.com)
Attraverso lo spazio con Star Trek
Potevano mancare dei fans dallo spazio profondo? Certo che no. Grazie agli scatti di Michael Rousseau e Andrew Jason Leung il relitto aereo del C-117 è stato visto da qualche altro milione di persone, appassionato della serie di Star Trek. In realtà ci sono molti altri scatti islandesi: Námafjall, Svartifoss, Jökulsárlón.. e tante altre location che vi lasciamo indovinare. In noi profani di Star Trek, vedendo alcuni scorci dell’Islanda vissuti da esseri in calzamaglie luccicanti e attraversati da astronavi aliene, aumenta la convinzione che quest’isola sia uno spicchio di universo calato sulla Terra.

Lo shot fotografico di Star Trek ambientato in Islanda dove compare il relitto aereo (www.kenlincreative.com)
Sullo skate con Justin Bieber
Justin Bieber, la giovane pop star canadese che ha fatto impazzire le teenager di tutto il mondo, si è fatto qualche passaggio di skateboard sul dorso del C-117. Appare a metà del suo video I’ll show you, ambientato per intero nel sud dell’Islanda, in particolare fra le cascate Seljalandsfoss, Skógafoss e il Capo di Dyrhólaey… e sono altri 430 milioni di visualizzazioni.
Come raggiungere il relitto aereo
Il sito dove si trova il C-117 è lontano dalla strada e non è vicino a nessun tipo di servizio. Ci si arriva percorrendo la Strada 1, la Hringvegur, fra le cascate di Skógafoss e Vík. Arrivando da Skógafoss c’è un parcheggio sul lato mare della strada, subito dopo aver attraversato il lungo ponte sul Jökulsá á Sólheimasandi. Il relitto aereo non è visibile dalla strada e richiede una passeggiata di circa 3,5km.
E’ una passeggiata relativamente breve e, in condizioni normali, non presenta difficoltà. Tuttavia occorre prestare la massima attenzione. E’ uno dei siti dove la ICE-SAR, la protezione civile islandese, interviene più spesso.

Il relitto aereo spolverato di neve in attesa di una nuova tempesta (eddygunablog.wordpress.com)
E’ una zona estremamente ventosa e soggetta a tempeste di sabbia, anche d’estate. Il sentiero è stato ricavato dall’andirivieni di curiosi, in mezzo a terreni di privati non sempre recintati e che poco tollerano le incursioni dei turisti. L’accesso con i fuoristrada è stato interdetto. Troppa gente ha rischiato l’avventura finendo impantanata e troppi erano tentati di lasciare il segno con i propri battistrada. In molti terreni d’Islanda un semplice filo d’erba impiega decenni a crescere e radicarsi. Questa trasgressione è punita molto severamente.
Infine è assolutamente sconsigliato tentare la fortuna di inverno se non si è accompagnati da qualche guida locale. Come già detto, è zona da situazioni meteo estreme. Il sentiero è impraticabile perché coperto di neve e lastre di ghiaccio. Lo stesso relitto rimane in parte coperto. Il rischio di incidenti, anche gravi, o di smarrirsi è molto elevato. Lo scorso ottobre ha perso la vita un giovane turista americano, smarritosi e morto per ipotermia.
Per soddisfare la vostra curiosità, le coordinate per il GPS sono 63 27.546-19 21.887. Il punto esatto su Google Maps è questo qui.
Tutti i fratelli del C-117 di Sólheimasandur
Secondo i registri ufficiali della US Navy, dal 1941 al 1973, in Islanda si sono verificati 385 incidenti aerei fra le proprie fila. Un incidente al mese è una media più da Vietnam che da isola pacifica ai lembi del Polo Nord. Proprio la collocazione dell’Islanda e il suo clima estremo, sono il motivo principale di queste statistiche.
Il dato divertente di questa situazione è che l’esercito americano si è sempre preoccupato di “svuotare” gli aerei del materiale sensibile, lasciando sempre le carcasse in loco. Gli islandesi, sempre pronti ad utilizzare al meglio le poche risorse disponibili, sono riusciti a riutilizzarle in qualche modo.

Il Douglas R4D-6, cugino del C-117, adagiato vicino all’aeroporto di Þórshöfn nell’estremo nord est dell’isola (urbex.nl)
L’Islanda è così costellata di altri relitti aerei che fungono da ovili, come il Douglas R4D-6 abbandonato vicino a Þorlákshöfn, nel nord-est. Alcuni sono diventati dei musei, come un altro C-117 adagiato sui prati di Hnjótur, nei fiordi dell’ovest. Infine la coda del nostro relitto aereo è stata asportata nel 1994 per opera di un tal Helgi Jónsson. Vicino alla sua fattoria, sul lago Þveit (poco prima di Höfn) era precipitato un altro R4D. Poiché privo di coda, aveva contattato Einar che ben contento lo aveva aiutato a tagliare quella del suo “aereo privato” e trasportarla via con un trattore. Con qualche saldatura e due mani di vernice, è diventata la sua abitazione.
Non sono tutte storie a lieto fine. Sotto le immense distese ghiacciate ci sono ancora resti di aerei e rispettivi equipaggi. A volte tornano alla luce anni dopo, come gli otto soldati americani precipitati nel 1953 e recuperati solo nel 1981, in mezzo al ghiacciaio Mýrdalsjökull.
L’Islanda neutrale della II Guerra Mondiale e la flotta alleata
Per spiegare la presenza di tutti questi relitti aerei in Islanda partiamo da lontano. Allo scoppio della Seconda Guerra mondiale l’Islanda non era ancora completamente indipendente dalla Danimarca, ma godeva di un’ampia autonomia. Quando i tedeschi il 9 aprile 1940 lanciarono l’operazione Weserübung, invadendo Norvegia e Danimarca, la Gran Bretagna offrì all’Islanda la propria protezione in cambio della disponibilità del proprio territorio.
Gli islandesi declinarono l’offerta britannica dichiarando la propria neutralità nel conflitto. Tuttavia gli alleati erano preoccupati che i tedeschi potessero allargare il loro dominio anche all’Islanda, la cui posizione era strategica per il controllo del Nord Atlantico. Le truppe britanniche della Royal Navy occuparono l’arcipelago delle Faroe il 12 aprile. Dopo qualche settimana di addestramento, 746 Royal Marines partirono alla volta dell’Islanda.

Vista di Reykjavik nel 1942 (torontodreamsproject.blogspot.com)
All’epoca era il Regno di Danimarca a garantire la sicurezza islandese. Le uniche forze dell’ordine sull’isola erano la sessantina di agenti della polizia locale, tutt’altro che abituati a situazioni di guerra.
Invasione dell’Islanda da parte delle truppe britanniche
Storicamente si parla di “Invasione dell’Islanda”, ma le circostanze in cui si svolse fu decisamente meno tragica di quanto i termini lascino intendere. Le truppe di Sua Maestà erano comandate dal colonnello Sturges, veterano della Prima Guerra Mondiale. L’imbarco avvenne al Firth of Clyde, in Scozia. Le operazioni dovevano svolgersi nel massimo riserbo, ma il ritardo di alcuni treni che portavano le truppe e i grossi problemi che si ebbero a caricare gli equipaggiamenti, crearono parecchio trambusto intorno alla spedizione. Fu solo l’inizio dei disguidi.

La base navale HMNB Clyde si trova nell’omonima insenatura che caratterizza la costa occidentale della Scozia. Fu costruita durante la seconda e oggi è una delle principali basi navali di Sua Maestà (ukdefencejournal.co.uk)
Le truppe britanniche non disponevano di cartine precise dell’isola. La leggenda narra che vennero addirittura utilizzati degli schizzi a mo’ di mappa dell’isola del tesoro. Per questo motivo le truppe di Sua Maestà decisero di sbarcare a Reykjavik e da lì raggiungere i punti strategici dell’isola.
…o un film di Mel Brooks?
Era la notte del 10 maggio 1940. Prima dello sbarco, che presumibilmente doveva contare sull’ “effetto sorpresa”, fu inviato in ricognizione un aereo anfibio (il celebre Walrus). Al pilota fu ordinato di non passare sopra la città. Probabilmente il “non” si perse per strada. Il velivolo passò più volte a volo radente sopra i tetti di Reykjavik. Erano le 2 di notte, tutta la popolazione della capitale balzò giù dal letto e si radunò sulle banchine del porto.
L’inesperienza e il mal di mare sofferto da molti militari durante il viaggio, rese lo sbarco problematico. Il console inglese, preventivamente avvisato dell’invasione, chiese alla polizia locale se gentilmente poteva far arretrare la folla per agevolare la discesa a terra delle truppe nonostante si trattasse di una palese violazione della neutralità dell’Islanda.

Un’esercitazione di soldati americani in Islanda durante l’occupazione (wikipedia.org)
Non ci furono incidenti, ma solo qualche protesta verbale e un divertente siparietto. Un cittadino islandese sottrasse un fucile ad un soldato, infilandoci dentro una sigaretta e dicendogli di stare attento.
Con la guerra che infuriava in tutto il globo, le truppe britanniche furono richiamate per i fronti più impegnativi. Il governo islandese, ormai rassegnato alla presenza militare alleata, concordò che la difesa dell’isola passasse sotto l’egida degli Stati Uniti. I militari americani sbarcarono a Reykjavik l’8 luglio 1941 e ci rimasero fino al 2006. In mezzo tanta storia… e tanti rottami aerei.
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