Nelle scorse settimane ha stimolato accesi dibattiti un articolo del Washington Post dal titolo “Detouring”. L’autrice Andrea Sachs, firma importante nei report di viaggio, ha passato al setaccio 10 fra le mete più trafficate del mondo, proponendo altrettante alternative equivalenti per contesto ed emozioni. L’Italia fa la parte del leone con ben tre siti “ingolfati”: Venezia, Roma, Cinque Terre. Fra Barcellona e Machu Picchu, spunta anche l’Islanda. L’alternativa? L’Isola di Baffin.

Tramonto estivo su uno degli innumerevoli fiordi dell’Isola di Baffin (outpostmagazine.com)
Hrinvegur o Grande Raccordo Anulare?
Per la Sachs le vie di Reykjavik e l’Anello d’Oro, l’area del sud ovest dell’Islanda dove sono concentrate le principali attrazioni, iniziano ad essere troppo affollati. Gli americani che visitano l’isola ogni anno superano la popolazione islandese. Per ospitare loro e i turisti provenienti da tutto il mondo non bastano gli alberghi e gli affitti delle case su Airbnb sono schizzati alle stelle.
Anche la Laguna Blu non viene risparmiata. Ha superato il milione di visite l’anno e assomiglia di più ad una pista di autoscontri.
Cercate fiordi, sole di mezzanotte, aurore boreali, natura selvaggia e, perché no, anche un tocco di storia vichinga? Fate rotta verso l’Isola di Baffin! I meno arditi possono concentrarsi sul capoluogo Iqaluit per approfondire la cultura inuit e partecipare alle celebrazioni tribali che si tengono in primavera. Nei suoi dintorni si può soggiornare in igloo, girare sulle slitte trainate dagli husky, fare skijöring (farsi trainare da un cavallo o dai cani con gli sci ai piedi).

La valle selvaggia che ospita il Picco di Thor, seconda punta sulla sinistra, e la sua celebre parete verticale. Anche la prima vetta sulla sinistra trae il suo nome dalla mitologia norrena: è il Monte Breiðablik (flickr.com)
A seconda del grado di intraprendenza, si possono visitare il Sirmilik National Park e l’Auyuittuq National Park. La loro estensione è di 20.o00 kmq, poco meno dell’Emilia Romagna. Ci si immerge in varietà di fauna e di flora uniche al mondo, acquatiche e di terra: narvali, orsi polari, caribù, foche anellate, orche. In particolare ospitano immense colonie di uccelli marini per cui, per gli amanti del bird watching, sono autentici paradisi. I più ardimentosi possono cimentarsi nell’ascesa del Picco di Thor, 1.675m. E’ considerato il monte con la parete verticale più alta al mondo: 1.250m perpendicolari al suolo.
I numeri dell’Isola di Baffin
Gli appassionati dell’Islanda poco ferrati in geografia saranno corsi a cercare sulla mappa dove si trova. Scorrendo il circolo polare artico verso il Canada, l’Isola di Baffin si trova dopo la Groenlandia. L’isola prende il nome dall’esploratore inglese che nel 1615 ne costeggiò il sud alla ricerca del famoso passaggio a Nord Ovest.
Con i suoi 507.451 kmq, è grande cinque volte l’Islanda e poco meno il doppio dell’Italia. Vi risiedono 11.000 persone circa, il che vuol dire che ogni abitante ha a disposizione 50 kmq tutti per sé. Ben 3/4 della popolazione è Inuit. L’isola fa parte del Territorio di Nunavut, la più recente provincia canadese istituita nel 1999 per riconoscere una patria proprio al popolo Inuit. Ne ospita il capoluogo, Iqaluit, abitata da 7.700 persone.

Vista su Iqaluit, capoluogo del territorio di Nunavut, e la sua baia (au-keepexploring.canada.travel)
L’Isola di Baffin è tagliata a metà dal circolo polare artico, mentre l’Islanda rimane poco sotto. Questo vuol dire che in parte dell’isola la notte artica cala a fine novembre e dura fino a fine gennaio. Viceversa da metà maggio a fine luglio il sole non tramonta mai.
Il clima è molto più rigido di quello islandese perché qui non arriva la Corrente del Golfo. Iqaluit e Reykjavik sono situate ad una latitudine simile, ma nella temperatura media annuale non c’è paragone: -9.5C° a +5C°. La banchisa circonda buona parte dell’isola, mentre in Islanda non la vedono dal XVIII secolo.
Dal popolo Dorset a Leif Erikson
L’Isola di Baffin è stata la culla della cultura Dorset. Questo popolo, le cui origini sono poco chiare così come la scomparsa, ha vissuto a cavallo fra la baia di Hudson e le isole artiche canadesi dal 1.000 a.c. al 1.200 d.c. circa. Ha attraversato varie fasi di sviluppo, dotandosi di una tecnologia semplice ma raffinata che gli consentiva di sopravvivere in un contesto estremo. I primi riscontri di questa civiltà sono stati rinvenuti sull’isola di Dorset, da cui prende il nome, che è l’appendice orientale dell’Isola di Baffin. I Dorset vivevano soprattutto di pesca e la loro storia affascinante meriterebbe un articolo a parte.

Resti di un insediamento Dorset sull’isola di Bylot nel Sirmilik National Park (coolantarctica.com)
La scomparsa dei Dorset coincide con l’arrivo degli Inuit dall’Alaska nel XIII secolo, ma non c’è evidenza di scontri fra le due civiltà. Gli Inuit si espansero rapidamente nella stessa area, raggiungendo e colonizzando le coste groenlandesi.
Dalla loro avevano un livello tecnologico migliore (come ad esempio l’utilizzo dei cani per la caccia e gli spostamenti) e una migliore adattabilità ai mutamenti climatici. Anche gli Inuit meriterebbero un approfondimento a parte… e non è detto che prima o poi salti fuori.
Il terzo incomodo: i vichinghi
Nel 1960 furono scoperti i resti di un antico villaggio vichingo ad Anse aux Meadows sull’isola di Terranova, diventato patrimonio UNESCO. L’Isola di Baffin ne conserva uno altrettanto prezioso: Tanfield Valley (o Nanook). Grazie alle ricerche dell’archeologa Patricia Sutherland è venuto alla luce una sorta di scalo commerciale.
La particolarità di questa scoperta è che evidenzia una lunga presenza vichinga nella zona, dovuta agli scambi commerciali che avevano con i locali, probabilmente con gli stessi Dorset. Anche il National Geographic ha celebrato questa scoperta in questo articolo.

Un momento degli scavi a Tanfield Valley da parte dell’archeologa Patricia Sutherland (giacca arancione) ed il suo team (nationalgeographic.com)
La datazione intorno all’anno 1.000 d.c. corrisponde con quanto raccontato nella Saga di Erik il Rosso e la successiva Saga dei Groenlandesi. Erik il Rosso nacque in Norvegia a metà del X secolo. Suo padre fu esiliato in Islanda quando lui era un ragazzino. Erik fu esiliato a sua volta dall’Islanda e partì per la Groenlandia intorno al 982 dove fondò diverse colonie. Da lì, intorno all’anno mille, partì suo figlio Leif, verso occidente. Prima di fondare una colonia nella mitica Vinland (Terranova), aveva incontrato Helluland “la terra dalle pietre piatte”. Molto probabilmente era l’Isola di Baffin.
Thor, Odino e Asgard
I nomi delle montagne dell’isola ci hanno strappato un sorriso. Dopo il già citato Monte Thor, abbiamo scoperto che la vetta più alta è il Monte Odino (2.147 m). Segue il Monte Asgard, 2.015 m, la cui sagoma a doppia punta piatta fa veramente pensare ad una corte divina.
Sempre attingendo dalla mitologia norrena, troviamo il Monte Thule (1.711 m) ed il Monte Baldr 1.720 m. Sono tutte vette della catena montuosa denominata Montagne di Baffin, facente parte della più complessa Cordigliera Artica. La furia degli elementi gli ha conferito delle forme maestose che ricordano veramente luoghi epici.

L’imponente sagoma del Monte Asgard, sogno proibito degli appassionati di alpinismo di tutto il mondo (redbull.com)
Si stima che fossero coperte di ghiaccio fino a 1.500 anni fa. L’erosione provocata dalla calotta glaciale ha creato fiordi e vallate spettacolari, ricordando un paesaggio tipico scandinavo. Nonostante la latitudine, non è una una zona particolarmente nevosa per cui il panorama offre anche le tinte verdi di muschi, licheni e felci.
Non abbiamo scoperto l’origine dei nomi. Sicuramente non risale a Leif Erikson, ma più probabilmente alle spedizioni di inizio XX secolo. Una delle prime è stata guidata dall’esploratore e geologo inglese Sir James Mann Wordie nel 1934.
Il freezeland pensiero per le vostre vacanze
Quindi Islanda o Isola di Baffin? Diciamo subito che l’articolo del Washington Post ha una visione molto “americanocentrica”. L’Islanda è una meta unica al mondo e almeno una volta nella vita merita una visita, anche a costo di prendere qualche gomitata nel centro di Reykjavik. E’ vero che il boom del turismo in Islanda ha provocato qualche effetto collaterale, ma è altrettanto vero che con buon senso e un po’ di anticipo sulle prenotazioni si riesce lo stesso ad organizzare viaggi indimenticabili.

Vista su fiordo del Sirmilik National Park, situato nel nord ovest dell’isola di Baffin (arctickingdom.com)
Abbiamo dato un’occhiata al viaggio per raggiungere l’Isola di Baffin. Prenotando ora per la prossima estate si trovano biglietti aerei intorno ai 2.200€ e la durata è intorno alle 24 ore. Non proprio una passeggiata! Una camera doppia costa intorno ai 200€, i costi delle escursioni sono ad un normale livello scandinavo (cari).
Il contesto è ancora più estremo di quello islandese e non può che regalare emozioni altrettanto forti. E’ roba per veri vichinghi e, con un portafogli ben rifornito, si può fare!
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