Mezzo secolo, tanto ci è voluto al Vikingur Reykjavik per tornare a vincere la Coppa d’Islanda. E nel mezzo le gioie non sono state tante, anzi. Tre scudetti, tutti nello scorso millennio (1981, 1982, 1991 e ultimi festeggiamenti), un paio di Supercoppe (1982, 1983) e ben 8 retrocessioni.

Il Vikingur Reykjavik festeggia la Coppa d’Islanda 2019 (facebook.com)
I rossoneri sono fra i grandi vecchi del calcio islandese, ma in quanto a trofei sono il “figlio prodigo” della famiglia. In 111 anni di storia sono molte più le volte che, solo per restare a Reykjavik, hanno assistito ai trofei di KR, Valur e Fram piuttosto che per i propri successi.
Una stagione psichedelica
Il ritorno alla vittoria non poteva che avvenire in maniera rocambolesca, sudata, contro ogni pronostico: ad inizio stagione il Vikingur Reykjavik era dato per spacciato. Allenatore nuovo ed esordiente, rosa farcita di giovanissimi, qualche problema societario nell’aria. La prima parte di campionato è stata difficile, ma non terribile.
Poi durante il mercato di luglio sono arrivati un certo Kári Árnason, unica squadra islandese in cui aveva militato prima di lasciarla nel lontano 2004, ed il bomber Óttar Magnús Karlsson. E’ stata la svolta. In campionato i rossoneri hanno inanellato un filotto che li ha portati lontani dalle zone calde.
In coppa l’andamento è stato emblematico della follia di questo successo. Esordio stentatissimo contro il KÁ Ásvellir, squadra di 4.deld, battuto a fatica per 2-1. Agli ottavi vittoria in extremis contro il KA di Akureyri: 1-1 (con pareggio all’83’) nei tempi regolamentari, 6-5 dopo i calci di rigore. Ai quarti arriva un’altra vittoria all’insegna della schizofrenia. Sulla carta l’impegno contro il derelitto IBV era abbordabile. In pratica il primo tempo si chiude con gli uomini delle Vestmannaeyjar avanti per 2-0. Il 2-1 arriva al 57′, i 2 goal che ribaltano il risultato negli ultimi 10′ per il 3-2 definitivo.

I due allenatori, Arnar Bergmann Gunnlaugsson (Vikingur Reykjavik) e Ólafur Helgi Kristjánsson (FH), con la Coppa d’Islanda durante la presentazione della finale (fotbolti.net)
Il vero capolavoro arriva in semifinale contro il Breidablik, che in campionato è avanti 20 punti. Ovviamente gli avversari vanno subito in vantaggio, ma il goal incassato da Mikkelsen al 35′ scuote il Vikingur che chiude il primo tempo già avanti per 2-1 e 3-1 a fine partita. E’ ferragosto e nel mese successivo il pensiero fisso è solo uno: vincere la Coppa!
Vikingur Reykjavik – FH Hafnarfjörður 1:0
Sulla via per la gloria l’ultimo ostacolo era l’FH. I bianconeri, terzi in classifica, lontani dallo scudetto e ormai certi dell’Europa, avevano anch’essi in questa finale l’unico obiettivo stagionale. Il risultato è una partita bloccata e di grandissima tensione in campo. Non sugli spalti dove i tifosi delle 2 squadre sono mischiati per una grande festa collettiva, nonostante pioggia e vento flagellino il Laugardalsvöllur. I 4.257 presenti sono una cifra da record per una partita di calcio islandese. L’anno scorso per Stjarnan – Breidablik erano 400 di meno.
Il primo tempo
Nel primo tempo le uniche vibrazioni che scaldano un Laugardalsvöllur sono un paio di angoli per parte, con relative mischie risolte con un nulla di fatto. Le uniche azioni degne di nota sono una pericolosa incursione di Karlsson al 19′, ben sventata da Daði Freyr Arnarsson (il giovane portiere dell’FH ha ormai soppiantato Gunnar Nielsen nelle gerarchie) e un’accellarazione del talentino Ágúst Eðvald Hlynsson steso ai margini dell’area di rigore dell’FH. L’intervento viene giudicato regolare dall’arbitro, scaldando ulteriormente gli animi in campo.
- La formazione del Vikingur Reykjavik per la finale di Coppa d’Islanda (fotbolti.net)
- La formazione dell’FH per la finale di Coppa d’Islanda (fotbolti.net)
Il secondo tempo
Il secondo tempo inizia con l’acceleratore a tavoletta. Prima una raffica di calci d’angolo, poi Morten Beck per l’FH e Agnarsson per il Vikingur tentano di scardinare le difese avversarie. Infine l’episodio che cambia la partita. Un cross a campana senza pretese piove in area dell’FH, Þórður Þorsteinn Þórðarson salta come un liceale alla prima festa in discoteca e tocca il pallone con il braccio. Rigore netto. Ci vogliono tre minuti per batterlo. Arnarsson intuisce il tiro angolato di Karlsson, ma smanaccia sul palo e la palla finisce in rete. E’ delirio rossonero.
Due minuti dopo arriva la seconda doccia gelata per l’FH. Pétur Viðarsson alza il gomito in un contrasto e si becca il rosso diretto (decisione un po’ esagerata). Nonostante l’inferiorità numerica, coach Ólafur Kristjánsson si gioca il tutto per tutto mantenendo i bianconeri con schieramento iperoffensivo. Fioccano i contropiedi, di cui l’ultimo al 93′ fallito clamorosamente dal Vikingur a difesa avversaria sguarnita. Non importa perché due minuti dopo arriva il fischio finale e dai tifosi rossoneri esce un urlo tenuto in gola 48 anni.
Ritorno in Europa
La vittoria della Mjólkurbikari garantisce l’accesso all’Europa League al Vikingur Reykjavik. Sarà un bella ventata di ossigeno per le casse sociali e soprattutto un altro motivo di orgoglio. I rossoneri vantano solo 6 partecipazioni alle Coppe Europee: 1 volte in Coppa delle Coppe (1972-1973), 1 in Coppa UEFA (1981-1982), 3 fra Coppa Campioni e Champions League (1982-1983, 1983-1984, 1992-1993) e 1 in Europa League, nel 2015, prima e unica partecipazione nel nuovo millennio. I rossoneri hanno il triste primato di non aver mai passato un turno. Che sia la volta buona?
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