Un passo dopo l’altro
Inserita nel gruppo A per le qualificazioni, l’Islanda si ritrova davanti una sfida difficile. Le squadre migliori sono Repubblica Ceca, Turchia e Paesi Bassi e sono proprio 3 quelle che si qualificheranno alla competizione.
La partenza è da urlo, 3 vittorie nelle prime 3 tra le quali Turchia e Paesi Bassi. Gylfi Sigurðsson si impone subito come leader tecnico della squadra segnando 4 gol nelle prime 3 gare. E’ l’epicentro del gioco, l’uomo che non solo rifinisce ma segna e facilita il gioco.

Arriva la sconfitta contro la Repubblica Ceca che però lascia dei segni, in positivo perché dopo quella partita l’Islanda non perderà più fino all’ultima giornata, imponendosi come una squadra solida, chiara nella proposta di gioco forse basilare, ma tremendamente efficace.
Come gioca
Si tratta di un 4-4-2 con linee strette con tanta densità in mezzo al campo. Intasare le linee di passaggio avversarie per costringerli ad andare sulle fasce per i cross è l’obiettivo, visto che l’are di rigore è l’habitat naturale dei due centrali Kári Árnason e Ragnar Sigurðsson.
In fase di possesso la squadra si pone asimmetrica. I due mediani sono Birkir Bjarnason, vecchia conoscenza italiana, e capitan Aron Gunnarsson. Due giocatori con compiti semplici e chiari, alternarsi nella distruzione offensiva e cercare gli esterni quando entrano in possesso.
Ecco il bug: a sinistra si alterna il n.10 Sigurðsson con Bjarnason. Quando l’attuale giocatore dell’Everton viene schierato a sinistra tende per sua natura ad accentrarsi per ricevere alle spalle delle punte formando un centrocampo a 3, con l’altro esterno che stringe e le due punte larghe. Altra carta a disposizione del CT Lagerbäck è schierare Gylfi nei due di centrocampo spostando Bjarnason a sinistra, dando qualità alla manovra in mezzo, ma avendo comunque un giocatore di quantità sulla fascia sinistra.
Il gioco è molto verticale, mai più di un passaggio in orizzontale senza poi cercare le due punte, alle quali è richiesto un grande lavoro di sacrificio. Kolbeinn Sigþórsson e Jón Daði Böðvarsson: mentre il primo più talentuoso si occupa di andare sulla seconda palla, il secondo più strutturato funge da riferimento per i palloni alti e sfrutta i 190 cm per far respirare la squadra.
L’Islanda in questo europeo sublima questo concetto, con uno sforzo fisico e di sacrificio ai limiti del possibile, che gli consente di dimostrare quanto il limite del possibile sia in realtà molto labile.
Vivere il sogno
I Vichinghi si ritrovano in compagnia di Portogallo, Ungheria e Austria.
Certo poteva andare peggio, ma proprio perché il girone è molto equilibrato ogni partita conterà tantissimo. Tutto fa pensare che siano proprio i nordeuropei le vittime sacrificali.
Nonostante l’esordio difficilissimo, contro il Portogallo di CR7, arriva un punto insperato grazie alla rete di Bjarnason che risponde all’iniziale vantaggio di Nani.
“Rotto il ghiaccio” l’Islanda affronta l’Ungheria e passa in vantaggio con Gylfi Sigurðsson su rigore, lottano per tutta la partita ma vengono raggiunti all’88 minuto da un autorete. Il colpevole è Birkir Már Sævarsson anche se di colpe ne ha davvero poche.
D’altra parte per raggiungere un grande risultato ci vuole tanto lavoro e sofferenza, solo alla fine si viene premiati e dunque con l’Austria si compie l’impresa.
I Nostri passano in vantaggio sfruttando una delle armi più letali, i calci d’angolo mascherati da rimesse laterali di Aron Gunnarsson, il quale trova Jón Daði Böðvarsson che in area che controlla un pallone non facile e batte Almer. Nel finale di primo tempo gli austriaci ottengono però un rigore che Dragovic sbaglia colpendo un palo.

Forse le cose stanno cambiando. All’ora di gioco pero, ecco il pari di Schöpf ed è una sensazione già vissuta. Sembra finita, invece no. Al 94’ le cose cambiano veramente, gli astri si allineano e spingono Arnór Traustason ad arrivare sul lungo cross di Elmar Bjarnason.
E’ un delirio, risuona ancora adesso chiaramente la delirante gioia del telecronista islandese mentre commenta il gol vittoria che mantiene dentro la competizione i Vichinghi.
Finalmente un motivo in più per ricordarci di loro, non per le barbe lunghe, non per l’urlo a fine partita.
La fase ad eliminazione diretta
L’Islanda è sulla mappa. Ora però c’è da affrontare l’Inghilterra negli ottavi, comunque vada però sarà un successo. Ecco, l’inizio non è dei migliori, perché Hannes Þór Halldorsson dopo 4’ minuti rovina addosso a Sterling provocando il rigore che Rooney non sbaglia.
Però i ragazzi giocano a mente sgombra e dopo 2 minuti trovano il pareggio con la solita rimessa/calcio d’angolo di Gunnarsson che trova prima la testa di Árnason poi il piede di Ragnar Sigurðsson. E’ il pareggio.
Ora l’Inghilterra ha paura. E fa bene perché già al 18’ l’Islanda trova il vantaggio con un’azione degna della Masia.
Gylfi di prima per Böðvarsson che scarica per Sigþórsson il quale prima controlla, in seguito sposta e poi colpisce. Hart è impreciso ed è 2-1.
Incredibile. Impossibile. Eppure è tutto vero. Per il resto della gara i Vichinghi si trasformano in leoni e tengono il risultato che significa quarti di finale.
Solo che ora c’è la Francia da affrontare, tutti la danno come sicura vincitrice. Il gap tecnico è davvero troppo ampio, infatti non c’è gara. A fine primo tempo i padroni di casa sono avanti 4-0. Finisce 5-2 ma poco cambia.
Cosa resta
Ciò che resta è la sensazione che si possa aprire un ciclo, una finestra di interesse per questo piccolo e freddo paese. Credo sinceramente che se almeno un bambino o una bambina, vedendo giocare quei diavoli in Francia abbia pensato di voler fare il calciatore/calciatrice, allora sì, l’Islanda ha comunque vinto.
Riccardo Curi
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