Terzo ed ultimo appuntamento con l’analisi delle possibili avversarie della nostra Islanda. Nel primo articolo avevamo trattato delle teste di serie, nel secondo delle difficoltà della seconda fascia mentre oggi analizzeremo le ultime otto squadre che potrebbero capitare sul cammino della nostra nazionale preferita.

Nella quarta e ultima fascia sono inserite le seguenti nazionali: Serbia, Nigeria, Australia, Giappone, Marocco, Panama, Corea del Sud e Arabia Saudita.

Difficilmente l’Islanda potrà incontrare la Serbia, che sembra la più ostica tra le nazionali inserite nell’ultima urna. Per far sì che ciò avvenga la squadra di Hallgrimsson dovrebbe essere estratta in un girone comprendente Brasile o Argentina dalla prima fascia e Messico dalla seconda. Questa situazione nasce dalla regola che non permette l’inclusione di più di due nazionali europee nello stesso raggruppamento. La nazionale slava è compatta ed il percorso nelle qualificazioni l’ha dimostrato: primo posto a discapito del Galles (rivelazione ad Euro2016) e dell’Irlanda. I serbi possono contare su un’ottima batteria di giovani (Milinkovic Savic e Mitrovic sono due buoni esempi), ma forse pecca dell’esperienza necessaria per andare avanti nella competizione.

La Nigeria sembra essere tornata ad un buon livello dopo le debacle avvenute nelle ultime due Coppe d’Africa: le Super Eagles, infatti, hanno fallito la qualificazione sia all’edizione del 2015 che a quella del 2017. Nel torneo di qualificazione mondiale, invece,  la nazionale guidata da Gernot Rohr ha compiuto un cammino quasi perfetto con 4 vittorie e due pareggi nel girone finale, sopravanzando formazioni di buon livello come Camerun (campione continentale) e Algeria (che ben aveva figurato in Brasile). La Nigeria è una squadra molto giovane con alcuni elementi d’esperienza quali il capitano di lungo corso John Obi Mikel e l’attaccante del Leicester Ahmed Musa.

L’Australia è arrivata in Russia dopo un doppio spareggio, prima con la Siria e poi con l’Honduras. I socceroos hanno spesso sofferto durante il lungo cammino di qualificazione, mostrando tuttavia una buona solidità difensiva (frutto dell’esperienza europea di molti suoi componenti) ma una scarsa propensione alla fase offensiva. Inoltre, subito la vittoria dello spareggio il ct Ange Postecoglu ha rassegnato le dimissioni e gli australiani si trovano così alla disperata ricerca di un selezionatore che guidi Cahill (il giocatore migliore dei canguri) e soci in Russia. Proprio il giocatore di origini samoane, ormai trentottenne, è quasi sicuramente all’ultima avventura internazionale e vorrà lasciare con un bel ricordo.

Il Giappone, come da tradizione, ha superato agilmente le qualificazioni asiatiche con una giornata d’anticipo. Il girone conclusivo era partito sotto i peggiori auspici dopo la sconfitta interna con gli Emirati Arabi Uniti, ma i blu guidati dal bosniaco Halilhodzic hanno saputo recuperare in fretta, inanellando 6 vittore e due pareggi. I giocatori di maggior talento sono sicuramente Shinji Kagawa, centrocampista del Borussia Dortmund e Shinji Okazaki, attaccante del Leicester (50 gol in 110 presenze).

Anche il Marocco si è ben comportato durante la fase eliminatoria africana. La nazionale maghrebina ha subito solamente un gol in 8 gare di qualificazione (contro la Guinea Equatoriale) ed è riuscita a rimanere imbattuta nel girone finale. Quindi il comparto difensivo, guidato dallo juventino Benatia, è sicuramente uno dei punti di forza della squadra guidata da Hervé Renard. I nordafricani tornano così a un Mondiale dopo ben vent’anni dall’ultima apparizione (Francia ’98), con l’obiettivo di ben figurare e, chissà, provare a passare il primo turno.

La Corea del Sud ha fatico non poco per raggiungere un obiettivo al quale non manca dal 1986. I coreani si son complicati molto durante il girone finale, riuscendo a strappare il pass solo all’ultima giornata con uno stentato pareggio a reti bianche in Uzbekistan. Tra gli elementi migliori da tener d’occhio è Song Heung-Ming, centrocampista del Tottenham. Resta tuttavia una delle formazioni asiatiche più dotate tecnicamente e con una certa tradizione, per cui occhi aperti!

L’Arabia Saudita è una totale incognita. Infatti la nazionale è stata guidata fino al termine delle vittoriose eliminatorie dall’olandese Bert van Marwjik, poi esonerato. Al suo posto è stata chiamato l’argentino Edgardo Bauza che ha guidato la selezione durante le amichevoli di ottobre e novembre (1 vittoria e 3 sconfitte) per poi essere a sua volta esonerato ed essere sostituito dal connazionale Juan Antonio Pizzi. Difficile trovare un elemento di caratura internazionale: tutti i giocatori della rosa, infatti, militano nel campionato saudita. Attenzione comunque allo sgusciante attaccante Fahad Al-Muwallad, 166 centimetri di esplosività: difficilmente potrà emulare il mitico (in patria) Saeed Al-Owairan, ma rappresenta un elemento da tener d’occhio e probabilmente quello di maggior talento per quanto riguarda la selezione dei Figli del Deserto.

Panama è di certo la grande rivelazione di questi due anni di qualificazioni, avendo raggiunto per la prima volta la fase finale di una coppa del mondo. I Canaleros sono riusciti a far fuori una potenza del calcio centro-nord americano, gli USA, estromettendoli per la prima volta dal 1986. Nella formazione di Hernan Dario Gomez non ci sono nomi di spicco o conosciuti dal grande pubblico; pochi sono i giocatori che militano in Europa e per lo più in campionati di secondo piano (Romania, Svizzera e Portogallo). Di certo è la più “ambita” tra le nazionali di quarta fascia. Merita però una menzione il “ministro” della difesa panamense, ovvero il centrale Felipe Baloy: classe ’81, è un giocatore con una discreta esperienza internazionale, avendo militato in carriera in squadre di buona caratura del Centro e Sudamerica (Gremio, Monterrey, ma anche Santos Laguna).