Un trionfo inaspettato ed eroico
Chi dice che si aspettava il B36 trionfare nel derby di coppa, non menta. Chi poteva davvero pronosticare la vittoria bianconera nella finalissima di Løgmanssteypið erano solo i tifosi della squadra, accorsi numerosi allo stadio. E ripagati. Ripagati con la vittoria più bella, perché arrivata da premesse assai ostili e contro un avversario assai forte, in condizioni del tutto proibitive. Sì, perché vincere una coppa in un derby ai rigori in 9 contro 11 è una fortuna che non capita a tutti i tifosi. Si tinge di bianconero Tórshavn, sconvolta da una stracittadina di rara bellezza. Nel giorno che doveva segnare il ritorno dell’HB alla vittoria, a festeggiare sono i sottovalutati cugini-rivali che, sornioni, si prendono la coppa. Il giorno della nuova alba rossonera si tramuta nella notte più buia del nuovo corso targato Heimir Guðjónsson.

La foto rende solo in minima parte tutta la gioia sfrenata di Jákup á Borg e dei suoi uomini per la vittoria in una finale straordinaria (foto di in.fo)
L’HB partiva da favoritissimo
Quello dell’HB si può definire senza mezzi termini un disastro, perché la prospettiva era quella di una squadra “condannata” a vincere. I punti di forza dei rossoneri erano prevalentemente tre: la classifica del campionato, il valore della rosa e i precedenti. Inevitabile che i pronostici pendessero dalla parte di chi è vicino alla vittoria della Betri deild, di chi ha in squadra il capocannoniere e il migliore allenatore del torneo e di chi ha un palmarès molto più vasto di tutte le altre squadre faroesi messe insieme.
I precedenti, tra l’altro, parlavano chiarissimo: in 8 derby in finale di coppa, per ben 6 volte era stato l’HB ad avere la meglio. Tra i precedenti storici a favore dei rossoneri sono da ricordare il 7-1 del 1963, ma soprattutto la finale del 1964, forse l’unica in grado di competere con quella di quest’anno. Tanto per cominciare, quella si giocò due volte. Una prima finale si giocò a Tvøroyri il 6 settembre, ma terminò sul 2-2 ai tempi regolamentari e sul 3-3 ai supplementari. Non essendo previsti i rigori all’epoca, si andò al replay. Tre giorni dopo, stavolta al Gundadalur, il B36 si porta avanti 3-0 nei primi 20 minuti. La partita sembra finita, ma l’HB la riapre con Egga Jensen e pareggia all’85°, riuscendo poi a segnare il 4-3 nei minuti finali dei supplementari.
Insomma, dall’alto delle sue ben 26 coppe vinte (la seconda squadra più vincente nella competizione ne conta appena 6) l’HB era “condannato” a vincere.
Le formazioni
Poche sorprese di rilievo nella scelta dell’undici di partenza delle due squadre.
Jákup á Borg sceglie di schierare il suo B36 con un 4-2-3-1 estremamente versatile, con la rivelazione Kaimar Saag come punta, supportato da Meinhard Olsen e Benjamin Heinesen nel ruolo di ali e Michal Przybylski come trequartista. Nel delicatissimo ruolo di mediani l’ex bandiera bianconera ha lanciato Erlendur Magnusson e Eli Nielsen, mentre a completare il pacchetto difensivo c’erano Alex Mellemgaard e Andrias Eriksen sugli esterni, con Bjarni Petersen e capitan Odmar Færø come centrali. Tra i pali ancora fiducia al giovane talento classe ’99 Rói Hentze.
L’HB del guru islandese Heimir Guðjónsson si schiera a specchio. Attacco supportato da Ari Olsen nonostante la stagione al di sotto delle aspettative anche a causa dell’exploit inatteso di Adrian Justinussen, confermatissimo nel ruolo di ala destra dall’alto dei suoi 22 gol in 25 partite stagionali. La scelta dei mediani è ricaduta su Tróndur Jensen e Binni Hlöðversson, aiutato nell’inserimento nella squadra dal mister, che con lui condivide la nazionalità. Il quartetto difensivo è composto da Egilsson – Andersen – Wardum – Davidsen, con Gestsson tra i pali.
Primo tempo di studio
Il primo tempo in realtà non regala grandi emozioni, e possiamo dire subito che non è all’altezza del resto della sfida. Questo nonostante una buona opportuna per i rossoneri dopo soli 4 minuti in ripartenza, ma Ari Olsen perde l’attimo giusto e fa sfumare l’occasione. I primi venti minuti, pur in una sterilità generale, vedono comunque i bianconeri prendere maggiormente l’iniziativa, con la maggior parte degli spunti che passa sulla sinistra tra i piedi dell’altro Olsen, Meinhard. I rossoneri vivono di sporadiche fiammate, sempre ben controllate dagli avversari, capaci di attaccare ma senza scoprirsi troppo. Ne emerge un atteggiamento passivo ma che comunque permette di non correre rischi troppo grandi, viste le polveri bagnate del B36.
La partita può però cambiare al 41°, quando da una rimessa laterale sbagliata dal B36 nasce il contropiede perfetto per l’HB, con Ari Olsen che supera la difesa avversaria sguarnita e s’invola verso la porta, spostandosi troppo sulla sinistra e finendo in posizione defilata. Non potendo concludere direttamente, aspetta l’arrivo di un compagno da servire, ma i difensori bianconeri sono più veloci e chiudono tutto. Solo quattro minuti dopo ancora rossoneri vicini al vantaggio da corner, ma Petersen salva di testa sulla linea.
Ripresa da sballo
Il secondo tempo inizia subito con un altro ritmo, col B36 che attacca e pressa in modo decisamente più organizzato. L’aumento dell’intensità è segnalato anche dalle due ammonizioni nei primi otto minuti (una a testa), ma al 56° l’equilibrio si spezza. Come nel primo tempo, l’HB punge poco ma sempre in modo preciso, e dopo 56 minuti di gioco colpisce nel segno, col tiro rasoterra di Jensen che si insacca per l’1-0. Per lui, esultanza dolcissima, dedicata alla compagna che è in dolce attesa. Un bel modo di festeggiare un bel gol, ma il ritardo con cui Hentze si tuffa per provare a prenderla balza subito all’occhio.
La gioia del Gundadalur rossonero e del futuro papà, però, dura appena duecentoquaranta secondi, perché dopo quattro giri di lancette il tabellone segna di nuovo un punteggio di parità. Infatti, dopo un’ora esatta di gioco, Heinesen si guadagna un rigore grazie alla trattenuta ingenua di Wardum in area. Dal dischetto capitan Færø non si fa ipnotizzare e segna l’1-1.
Tutto finito? Nemmeno per sogno! Neanche il tempo di rifiatare e al 63°, in un vortice pazzesco di emozioni, ancora lui, Justinussen il mago, s’inventa un’altra punizione divina e pietrifica il questa volta innocente Hentze. Tre gol in meno di dieci minuti: è solo un assaggio di quello che succederà.
In cauda venenum (o dulcis in fundo, dipende dai punti di vista)
Il nuovo vantaggio rossonero spezza le gambe al B36, che col passare dei minuti spinge sempre di meno. La mazzata finale sembra arriva all’86° quando succede una cosa pazzesca. Robert Heðin Brockie, classe ’92 da anni al B36 ma sempre come riserva, sbaglia i tempi di un intervento semplicissimo in difesa e si trova costretto ad atterrare l’avversario che stava fuggendo. L’arbitro non ha dubbi: cartellino rosso per il numero 4 rossonero, entrato in campo da appena 30 secondi! Decisione che però pare troppo fiscale: c’erano altri uomini pronti a recuperare, non può essere considerato fallo da ultimo uomo. Il giallo sarebbe stato più giusto.
Al 93° esplode la festa dei tifosi rossoneri, che si scatenano in canti e balli, perché Heinesen si becca un rosso diretto, lasciando il B36 in 9 contro 11. Si scatena una rissa, sedata a fatica. Resta solo un minuto, e la montagna da scalare è più impervia del K2. Impossibile pensare a un miracolo. E invece. Invece al 95°, ormai a tempo scaduto, il B36 trova un calcio d’angolo insperato. Dalla bandierina arriva una palla d’oro a Hannes Agnarsson, un giovanissimo centrocampista senza feeling con la porta, che si trova libero e semplicemente calcia quella palla verso la rete. Si scatena il delirio. All’ultimo secondo, all’ultimo respiro ecco il 2-2! In quel momento, l’HB perde testa e coppa.
I rigori e la gloria
I supplementari non cambiano la situazione. Ovviamente i bianconeri sono allo stremo, ridotti ai minimi termini, non possono fare nient’altro che difendere. L’HB attacca ma è appesantito dalla stanchezza e non riesce a concretizzare una supremazia territoriale a tratti netta. Si arriva ai rigori, l’epilogo più giusto per un derby del genere.
Per i rossoneri il primo a battere è Lasse Andersen, che segna. Gli risponde Odmar Færø e poi Egilsson di potenza (HB) e Mellemgaard (B36). Il punto di rottura è l’errore di John Frederiksen, la cui conclusione viene parata col ginocchio da Hentze. Il B36 passa in vantaggio con Meinhard Olsen, e da qui non mollerà più niente. Nessuno sbaglierà più, nemmeno Róaldur Jakobsen, l’uomo del rigore che consegna la coppa al B36.
E adesso?
E adesso resta una rimonta pazzesca che farà la storia del calcio faroese. Resta la sesta coppa per il B36, che adesso ha lo stesso numero di vittorie del KÍ Klaksvík e del GÍ Gøta, antenato del Víkingur; resta anche irraggiungibile l’HB, che di coppe ne ha ben 20 in più: è il club più titolato nella competizione, perché i suoi inseguitori nella “classifca all time” sono proprio a 20 coppe di distanza.
E resta anche un segnale per il campionato. L’HB si riscopre debole e vulnerabile, e questo risultato potrebbe minare certezza ormai acquisite. Per il B36 è tardi per rientrare nel discorso per la vittoria del campionato, ma dopo un ottimo cammino in Europa League (interrotto solo dal gigante Beşiktaş) questo trionfo dà un voto altissimo alla stagione.
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