La capitale faroese come l’araba fenice
Negli ultimi anni l’assenza di Tórshavn dal palcoscenico del grande calcio faroese si è fatta sentire. L’ultimo titolo a finire nella capitale faroese risale al 2015, è vero, ma nel frattempo altre forze hanno cercato di imporsi. Su tutte l’asso piglia-tutto Víkingur Gøta, ma ci sono anche il KÍ Klaksvík e l’NSÍ Runavík. Niente, assolutamente niente, lasciava pensare a un 2018 che spazzasse letteralmente via i due anni precedenti. Cancellati, relegati nell’oblio, come se non fossero mai esistiti. I nerazzurri sono letteralmente crollati, passati in meno di un anno dalle stelle a poco più delle stalle. I gialloneri in campionato continuano a non essere incisivi, non riuscendo mai a lasciare il segno. E così sono rimasti soltanto gli azzurri del nord come avversari credibili di un passato che sta per tornare. Che più o meno vale a dire: l’onda lunga della Rivoluzione è finita, ora è tempo di Restaurazione.
Scommesse e cambiamenti
Partiamo da un presupposto: il B36 non era precipitato in nessuna crisi. Doveva solo aggiustare ciò che non andava, ma partiva da una situazione di gran lunga migliore dell’HB. I rossoneri, infatti, avevano concluso il campionato del 2017 in totale anonimato, subendo risultati umilianti (ricordate le sconfitte contro l’ÍF Fuglafjørður?) al culmine di un crisi che si protaeva da anni. Ecco, a ottobre 2017 la situazione era esattamente questa. Tuttavia, già allora nell’aria c’era odore di cambiamenti. Il Víkingur si era laureato campione per la seconda volta, ma con segni di affaticamento tremendamente evidenti. I continui riferimenti al club di Norðragøta non sono casuali, perché la Restaurazione della capitale passa anche per il tracollo degli attuali campioni in carica.
Le carte in tavola iniziano a cambiare nei mesi successivi: Sámal Erik Hentze lascia il Víkingur dopo due anni trionfali e si accasa all’NSÍ cercando di riprodurre qui le imprese appena compiute. Il TB/FCS/Royn nel frattempo saluta Maurice Ross, autore di una seconda metà di stagione conclusa in modo disastroso con una salvezza stentata. Da qui nasce la pazza idea: scommettere sullo scozzese per continuare a vincere. Un’idea che si rivelerà ben presto fallimentare.
Nel frattempo l’HB, finalmente convintosi a dare il via all’operazione rilancio, decide di rompere gli indugi e fiondarsi su Heimir Guðjónsson, vincitore di cinque campionati islandesi con l’FH ma esonerato dopo un’ultima stagione decisamente inferiore alle aspettative. Il B36, dal canto suo, conferma la sua bandiera Jákup á Borg al timone.
HB shock sul calciomercato
Il “calciomercato” faroese subisce inevitabilemente questa serie di avvicendamenti sulle panchine. L’HB riacquisisce subito valore agli occhi, ritorna meta ambita. Dall’Islanda mister Guðjónsson si porta dietro Brynjar Hlöðversson, roccioso centrocampista classe ’89 con 8 gol in 172 partite con la maglia del Leiknir Reykjavík. Sempre dall’estero viene invece preso il danese Lasse Andersen per la difesa. Dal mercato interno invece arrivano Dan í Soylu (EB/Streymur) e nientemeno che l’attaccante Jógvan Andrias Nolsøe, strappato ai cugini rivali del B36. Questo solo per citare quattro dei sette arrivi totali, per una rosa che già sulla carta di presenta molto rafforzata.
A ciò aggiungete anche che Adrian Justinussen, il giovanissimo attaccante classe ’98 da sempre in rossonero, quest’anno ha deciso di scatenarsi. Nel 2017, 10 gol in 40 presenze; nel 2018, 16 gol in 18 presenze con mezza stagione ancora da giocare. Praticamente, una media alla Cristiano Ronaldo, fatte le dovutissime proporzioni.
Un HB così scatenato non si ricordava da tanto sul mercato. Certo, per molti si tratterà di illustri sconosciuti, ma non dimentichiamo che il calciomercato faroese non funziona come quello dei maggiori campionati. Questi carneadi del calcio nordico all’HB sono costati sacrifici economici, l’unica via per tornare a vincere subito, allontando la crisi. L’obiettivo della società era chiaro: impedire alla geografia del calcio faroese di cambiare ulteriormente. Le recenti vittorie del Víkingur, il ritorno ai piani alti del rivale di sempre (il KÍ Klaksvík) e la fusione delle squadre di Suðuroy (poi rivelatasi un flop) hanno convinto il club che era ora di tornare a comandare.
Disastro Víkingur
L’altro lato della medaglia è rappresentato dalla squadra campione in carica, affondata dalla pessima gestione di Maurice Ross. Personalmente, chi vi scrive è sempre stato scettico sulla buona riuscita dell’operazione Ross, ma una critica preventiva rischia sempre di rivelarsi sbagliata. Infatti, avremmo facilmente potuto essere smentiti con la vittoria in Supercoppa. Invece, quella partita fu vinta nonostante un gioco non all’altezza, e il campionato ha confermato i timori.
Le gestione Ross è durata dal 1° gennaio al 24 maggio 2018. Risultato: 6 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte. Andamento mediocre, ma tutto sommato accettabile. Andiamo però a vedere di quali sconfitte stiamo parlando:
- 17 marzo 2018, 2a giornata, HB-Víkingur 2-1
- 2 aprile 2018, 3a giornata, Víkingur-NSÍ 1-2
- 10 maggio 2018, coppa nazionale, Víkingur-TB/FCS/Royn 0-2
- 13 maggio 2018, 10a giornata, Víkingur-HB 1-2
- 21 maggio 2018, 11a giornata, B36-Víkingur 2-1
A queste bisogna aggiungere i pareggi assurdi contro l’EB/Streymur (1-1 alla sesta giornata) e contro il TB/FCS/Royn (0-0 all’ottava). Morale della favola: quando Ross se n’è andato i nerazzurri erano più vicini alla zona retrocessione che all’HB capolista.
Dal 25 maggio la squadra è affidata a Sigfríður Clementsen, tecnico dell’HB dell’anno scorso. Non una buona carta di presentazione, ma in tre partite ha già ottenuto due vittorie e una (pesantissima) sconfitta. Vedremo. Intanto, il terzo scudetto di fila ormai sembra andato: il ritorno al potere dell’HB è passato anche per le mani di Ross, che ha affossato due progetti nel giro di un anno. L’uno sul nascere (TB/FCS/Royn) – ma forse lì era difficile fare di meglio – e l’altro sul più bello. Senza la coppa e senza campionato, adesso al Víkingur resta la Champions. Si giocherà contro i finlandesi dell’HJK. Odino salvi i faroesi.
Capitale senza rivali?
Con l’harakiri dei nerazzurri, il B36 e (soprattutto) l’HB sembrano ormai essere senza rivali. In coppa si scontreranno in una finale che promette fuoco e fiamme, ma che sicuramente si giocherà sul filo del rasoio. Si preannuncia una partita equilibrata, nonostante il divario in campionato lascerebbe pensare ad altro.
Infatti, nella “neonata” Betri deildinn l’HB gioca da solo. +14 sul Víkingur, +12 sul B36, +11 sull’NSÍ. Distanze siderali, difficili da colmare. Resta il solo KÍ a lottare, perché sono solo cinque i punti che lo separano dalla vetta di un HB che ha raccolto 37 punti su 42 disponibili. Il duello si rinnova, il grande classico del calcio faroese finalmente è tornato. L’anno scorso, lo ricorderete, gli azzurri hanno perso lo scudetto pur arrivando a pari punti (52) col Víkingur vincitore, penalizzati da soli 5 gol di differenza reti (+29 contro +24). Non gli farà allora certo piacere un curioso precedente: nel 2016, gli azzurri dopo 14 giornate avevano 32 punti e +17 di differenza reti, esattamente come oggi (anzi, oggi la differenza reti è +16, ma poco cambia). Quel campionato alla fine lo vinse il Víkingur. Dunque, abbiamo già un vincitore?
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