Il momento del giudizio
Il 2018 del calcio faroese non è ancora finito, visto che restano ancora due partite di Nations League da giocare. Tuttavia, non possiamo comunque esimerci dal pubblicare le classiche pagelle di fine stagione anche per la 76ª edizione della massima serie faroese, passando in rassegna i principali momenti della stagione appena finita. Per chi se lo fosse perso, nei giorni scorsi sono state pubblicate anche le pagelle della Pepsideild 2018.

Il supplemento sportivo ÍtróttarSosialinum non fa troppi giri di parole: “L’HB è campione in grande stile”. Più chiaro di così…
HB Tórshavn 9
Voto altissimo, quasi il massimo per la squadra rossonera che non ha semplicemente vinto il campionato, ma l’ha distrutto. Uno strapotere totale, ma anche totalmente imprevedibili, almeno in queste proporzioni. Dopo cinque lunghi anni di anonimato, il club più titolato dell’arcipelago è tornato alla ribalta in grande stile. Vittoria del campionato, record di punti in assoluto (73), oltre alle varie soddisfazioni contro il KÍ, contro il B36 e contro il Víkingur. Una stagione semplicemente straordinaria, in cui tutta la squadra ha reso meglio del previsto grazie ai più volte onorati Heimir Guðjónsson e Adrian Justinussen.
Molti si staranno chiedendo a questo punto perché il voto è 9 e non 10. La risposta è semplice: su questa tela così bella ci sono due macchie enormi. La prima è l’epica finale di coppa nazionale, persa in modo incredibile contro i cugini del B36 al termine di una partita che è già storia. L’altra è l’assenza dalle coppe europee, dove l’HB è sempre stato di casa. Riusciranno il mister islandese e la nuova stellina faroese a ripetersi l’anno prossimo? Il punto di partenza è impressionante: 2,66 punti di media a partita per il primo, 20 gol e titolo di capocannoniere per il secondo.
Ricordate che all’inizio dell’anno avevamo parlato di all-in rossonero? Ecco, per citare gli ABBA, the winner takes it all.
NSÍ Runavík 7

Il nuovo tecnico Guðjón Þórðarson avrà un contratto di due anni. Fonte: nsi.fo
Seconda classificata a sorpresa, la squadra giallonera si prende un bel 7 in pagella. Il voto potrebbe sembrare esagerato alla luce dei ben 18 punti di distacco dalla prima, ma è bene ricordare che le candidate al titolo erano ben altre. Il trionfo dell’HB deriva anche dai flop degli altri, non dell’NSÍ, che quest’anno ha giocato un calcio delizioso come suo solito. Resta, però, il rammarico di sempre: nei momenti clou, la squadra inspiegabilmente si spegne e viene meno. La seconda posizione, però, non è solo merito degli inciampi degli avversari.
Al netto di un Klæmint Olsen che segna di meno rispetto al passato (ma comunque il suo lo fa), i gialloneri hanno deciso di puntare tutto sul gioco. Una filosofia seguita da anni, soltanto quest’anno offuscata dalla sontuosità degli spettacoli offerti dall’HB. Qualcuno obietterà che non è servito a niente, e che in Europa il risultato è stata un’eliminazione per 12-5 contro l’Hibernian. Purtroppo la sfida d’andata finì in modo “tragico” a causa dell’espulsione al 33° di Knudsen. Intendiamoci, anche senza quell’espulsione si sarebbe comunque andati a casa, ma forse con un risultato meno rotondo. D’altronde, il punto di forza non è stata la difesa, ma l’attacco, che con 64 gol all’attivo è stato il più prolifico del campionato.
La vera macchia resta la sconfitta in Supercoppa, contro l’impalpabile Víkingur Gøta di quest’anno. Un vero peccato, che costa mezzo voto alla squadra.
Ah, notizia dell’ultima ora: l’NSÍ cercherà di imitare l’operazione dell’HB. Tre giorni fa è infatti arrivato l’annuncio ufficiale del nuovo allenatore, Guðjón Þórðarson, uomo di esperienza internazionale. Anche lui islandese. A quanto pare, l’anno prossimo a Runavík vogliono fare il colpo grosso.
B36 Tórshavn 8
Dopo l’HB, di gran lunga la miglior squadra faroese dell’anno sono proprio i bianconeri della capitale. Il voto, lo diciamo in partenza, non è dovuto al campionato, dove la squadra di Jákup á Borg ha avuto un rendimento troppo altelenante per puntare più in alto del terzo posto. Un peccato, perché la rosa aveva tutte le qualità per fare qualcosa di meglio. Azzeccatissimo l’acquisto di Kaimar Saag, l’attaccante estone classe ’88 che ha giocato tutte le 27 partite del campionato, segnando 11 reti. Non è stato il più prolifico della sua squadra (Meinhard Olsen ne ha fatte 13), ma da più parti è stato definitivo l’uomo simbolo dello spogliatoio bianconero.
Il voto, dicevamo. Effettivamente, un 8 per un terzo posto può sembrare eccessivo. Ma al campionato dovete aggiungere l’epica finale di coppa nazionale, che per come è stata vinta vale da sola un punto in più. E poi non possiamo dimenticare lo splendido cammino in Europa League, terminato solo contro il più quotato Beşiktaş dopo aver superato ben due turni preliminari (primato condiviso col Víkingur Gøta di qualche anno fa).
KÍ Klaksvík 6
Alla fine della fiera è deludente la stagione degli azzurri del nord, che hanno chiuso il loro 2018 in modo tremendo. Eppure la partenza era stata ottima: prima della sosta estiva 11 vittorie in 14 gare di campionato. Dopo, appena 5 nelle restanti 13. Quello che salta subito all’occhio è un dato eloquente: nella seconda metà del campionato, la truppa guidata da Thomassen ha perso tutti i big match, fatta eccezione per il pari strappato al Víkingur. Problema di personalità evidente.
Cosa possa aver determinato questa involuzione è difficile da dire. In Europa League la squadra ha ben figurato, eliminando i maltesi del Birkirkara per 3-2 ma uscendo – con un pizzico di sfortuna – contro i lituani dello Žalgiris. Non si può parlare di un calciomercato negativo, visto che i pezzi grossi sono rimasti tutti. Di certo, l’anno prossimo vedremo una squadra diversa, perché l’addio di Páll Klettskarð dopo sette anni richiederà l’inizio di una nuova era, e non è detto che il timoniere sarà ancora Thomassen visto il netto regresso rispetto agli anni scorsi. Ottimo, invece, l’impatto dell’attaccante montenegrino Boris Dosljak, che si è ambientato abbastanza presto nel campionato faroese: pochini i suoi gol (5), ma utilissimo nel creare spazi e profondità. Anche per lui, inspeigabile flessione dopo agosto.
Da non classificato il percorso degli azzurri in coppa nazionale, con l’incredibile eliminazione al primo turno per mano del TB/FCS/Royn.
Víkingur Gøta 4
La peggiore squadra della stagione, senza alcun elemento che possa attenuare le colpe della dirigenza nerazzurra. Un disastro sotto tutti i punti di vista. Da dove vogliamo iniziare? Forse è meglio partire dal peccato capitale: la scelta di Maurice Ross come allenatore. All’inizio dell’anno l’avevamo definita una decisione azzardata, e infatti i risultati sono stati disastrosi. Al di là della Supercoppa vinta faticosamente, la stagione nerazzurra ha offerto il nulla totale. Una catastrofe in qualsiasi competizione.
Campionato? Chiuso al quinto posto a 34 punti di distanza dal primo posto, peggior prestazione di sempre per una squadra campione uscente. Coppa nazionale? Peggio ancora: fuori ai quarti di finale, sconfitto per 2-0 dal TB/FCS/Royn. Il problema è i nerazzurri, in quanto campioni in carica, avevano iniziato il percorso proprio dai quarti di finale. Coppe europee? Meglio non parlarne: due partite bruttine contro i finlandesi dell’HJK in Champions, a cui si sono aggiunte le due figure oscene rimediate in Europa League contro i carneadi georgiani dalla Torpedo Kutaisi, vittoriosi con un complessivo di 7-0!
Esonerato dopo 13 partite, Ross ha lasciato il posto a Sigfríður Clementsen, che ha fatto pure peggio dello scozzese. Il tecnico di Dundee ha totalizzato 6 vittorie in 13 partite; il suo collega faroese altrettante in 20. Le colpe sono di tutti, ma in primis della dirigenza. Affidare a Ross la panchina della squadra campione in carica, dopo l’esperienza negativa già avuta a Suðuroy, è stata una follia. La squadra non ha mai avuto un’identità, è venuta meno nei suoi uomini migliori: male Lawal (appena 8 gol in 27 partite per lui), malissimo veterani come Hanus Jacobsen e Gunnar Vatnhamar. Dopo nove anni di crescita costante, quest’anno è stato come un terremoto. E dopo anni di dominio assoluto, il tonfo è pesante.
Skála 6,5
Sesta posizione in classifica, ma il voto deve necessariamente tenere conto anche delle possibilità di partenza dei club. E l’obiettivo è stato ampiamente ottenuto con un bel po’ di anticipo. Sono addirittura 29 i punti realizzati, undici in più sul nono posto (che di solito vuol dire retrocessione). Certo, siamo lontani dalla stagione 2005 quando la squadra arrivò ad un passo dalla vittoria del campionato, ma con Eyðun Klakstein alla guida si è tornati a giocare ad alti livelli. Il suo 4-2-3-1 ha donato equilibrio alle formazioni schierate in campo, giovando anche della stagione di grazia di Brian Jacobsen. Forse, però, si poteva addirittura fare di più se Søren Nielsen fosse stato a disposizione prima del 27 luglio. Per lui 6 gol in 11 incontri: la salvezza è passata anche e soprattutto per i suoi piedi.
Il voto, più che soddisfacente per una realtà così piccola, rispecchia anche l’andamento in coppa nazionale. Superato il primo turno contro lo 07 Vestur, l’eliminazione è arrivata sul difficile campo del B36 in seguito ad una partita decisa solo dalle individualità dei bianconeri. Promosso a pieni voti.
TB/FCS/Royn 6,5
Liberatosi di Ross, il team neroverde ha fatto una stagione perfettamente in linea con le aspettative. Senza infamia e senza lode, ma dritto al sodo: questo potrebbe essere stato il motto della squadra del tecnico svedese Glenn Ståhl. Sull’affascinante quarantasettenne di Värnamo avevamo espresso qualche dubbio, e alla fine dell’anno continuiamo a non avere un’idea precisa. Quasi mai discostatosi dal suo classico 4-4-2, ha insegnato ai suoi uomini come svolgere il compitino senza osare. Tra le squadre del campionato è stata quella più brutta dal punto di vista del gioco. Priva di grandi attaccanti, i suoi capocannonieri (Stefan Radosavljevic e l’ex Víkingur Ólafsvík Pape Faye) hanno totalizzato solo cinque gol a testa. Tra i migliori, invece, due acquisti dall’estero: il danese Dennis Nielsen e il serbo Ibrahim Arifovic, entrambi difensori quasi sempre titolari nelle scelte di Ståhl.
La salvezza è arrivata nonostante una partenza horror in campionato: 6 sconfitte in 7 partite, con l’unica vittoria raccolta sul campo dello 07 Vestur. Decisamente meglio in coppa, dove i neroverdi si sono spinti fino alle semifinali, dove sono stati eliminati nel duro doppio confronto col B36. Da notare che i punti totalizzati in campionato sono 28, addirittura uno in meno dell’anno scorso, ma la salvezza è stata più tranquilla grazie ai flop di altre squadre.
EB/Streymur 5
Deludente e spericolato. Avviato verso un finale di stagione tranquillo, si è talmente rilassato da farsi risucchiare nelle sabbie mobili della lotta per la salvezza. Heðin Askham, al suo secondo anno a Streymnes, ha più di qualche responsabilità, anche perché la sua squadra ha perso soprattutto gli scontri diretti. Addirittura alle ultime due giornate ha pareggiato per 3-3 (!) con lo 07 Vestur e ha perso per 2-0 con l’AB Argir, ma il problema parte da prima. L’ultima vittoria, infatti, risale al 17 giugno: era la 14° giornata! Salvarsi senza vincere una sola partita per metà campionato è più fortuna che bravura.
Voto ancora più basso per l’andamento in coppa nazionale, dove è stato eliminato per 5-3 dall’AB Argir, la squadra più abulica di tutto il campionato. Il voto non può che essere insufficiente, e l’anno prossimo un andamento simile potrebbe costare carissimo.
AB Argir 6
Dare una sufficienza a chi si è salvato al 92° minuto dell’ultima giornata potrebbe sembrare una provocazione, e in parte lo è. Dall’altra, però, ha una sua logica, perché tra EB/Streymur, AB Argir e o7 Vestur, i bluamaranto sono quelli che meritavano di più la vittoria. Neopromossi, allenati da un tecnico esordiente come Sorin Anghel Vasile, hanno sempre cercato di gettare il cuore oltre l’ostacolo, nonostante la scarsità di mezzi a disposizione. Molta curiosità sull’ex giocatore del Víkingur Gøta, che alla fine ha puntato spesso sul 4-4-2. Squadra brutta, pochi gol in campionato (appena 16), ma molta sostanza offerta da illustri sconosciuti come il duemila Filip í Liða, che a diciassette anni – proprio oggi 18, auguri! – si è preso il centrocampo della squadra.
La sufficienza, però, è merito anche e soprattutto del percorso in coppa nazionale, dove la squadra ha prima espugnato clamorosamente il campo dell’NSÍ Runavík, poi ha estromesso l’EB/Streymur e infine si è arresa in semifinale allo strapotere dell’HB.
07 Vestur 2
Non è un’insufficienza, e nemmeno una bocciatura. A scuola è il voto che di solito si dà a chi è impreparato, e infatti la squadra dell’isola di Vágar si è fatta trovare di nuovo nella peggiore delle condizioni. Non è un voto che si legge sulle pagelle, ma faremo un’eccezione. L’avevamo detto già l’anno scorso che se lo 07 Vestur avesse ripetuto quel campionato sarebbe retrocesso. Siamo stati profetici solo in parte, perché le prestazioni della squadra non sono state come l’anno scorso: no, sono addirittura peggiorate su tutti i fronti. 11 punti in meno, 7 gol fatti in meno, 12 gol subiti in più.
Allenato prima da Pauli Poulsen e poi dal suo vice Sigtór Petersen, la squadra non ha mai avuto un’identità propria, di fatto rendendosi “squadra cuscinetto” del torneo. Soltanto nella parte finale si è aggrappata alle reti del danese Sonny Jakobsen, capace di infilare 11 reti in 12 presenze, che corrispondono alle ultime 12 partite del campionato. Per il resto, non c’è niente di rilevante. In coppa nazionale il cammino è terminato subito, alla prima partita, sul campo del non insormontabile Skála.
Già l’anno scorso la salvezza era arrivata per demeriti del B68, il bis sarebbe stato francamente troppo e ci avrebbe costretto a dare un voto più alto ma decisamente immeritato. La punizione al 92° fa male, ma è l’epilogo più giusto.
Non sono presenti commenti.