Secoli bui e veloci
Subito dopo la morte di Tróndur í Gøtu, il primo patriota faroese, l’arcipelago faroese viene annesso rapidamente al Regno di Norvegia. Con una rapida cristianizzazione, le isole vengono tirate fuori con la forza dal proprio passato pagano. Siamo nel 1035, un anno drammatico e molto negativo agli occhi dei faroesi. In effetti, dopo l’avvento al potere dei re scandinavi, inizia un periodo di decadenza infinitamente lungo, che porterà nuovamente le Fær Øer ai margini della storia. Della vitalità dei secoli precedenti resterà ben poco, con il risultato che interi secoli passeranno senza lasciare traccia. Il capitolo che seguirà sarà dunque breve e forse poco interessante, ma utile a spiegare alcune cose che richiameremo in futuro.

La Mappa Mundi di Hereford, dove per la prima volta compaiono le isole “farei“, storpiatura del nome originale.
La nascita di re Sverre
Dal 1035 al 1280 sulle isole non succede assolutamente niente. Praticamente, l’annessione alle Norvegia sembra cancellarle per sempre dalla storia. Sono lì, ma nessuno le pensa. Non i danesi, non gli scozzesi, non qualche altro popolo. Due lunghi secoli (e mezzo) di oblio, interrotti da un unico evento, tutt’altro che rilevante.
Nel 1150 arriva direttamente da Etne, nel sud-ovest della Norvegia, una famiglia, una delle rare famiglie a spostarsi sulle isole. Il figlio di questa coppia si chiama Sverre, e viene educato – per volere dei genitori – dal vescovo di Kirkjubøur, la prima diocesi dell’arcipelago. Qui il ragazzo studia e viene ordinato a sua volta vescovo, ma nel 1175 sua madre Gunnhild gli rivela un segreto sconvolgente: egli in realtà è figlio del re Sigurd II di Norvegia, di cui Gunnhild era stata per breve tempo amante.
L’anno seguente il ragazzo abbandona le Fær Øer e rientra nel paese dei fiordi, dove si mette a capo di una ribellione anti-monarchica. La Norvegia, già scossa da decenni di guerre civili, fu scossa dall’ennesimo scontro per il potere che si concluse nel 1184, quando Sverre uccise il re Magnus V e s’impadronì del trono.
Restò in carica fino alla sua morte nel 1202, ma di lui si ricordano soprattutto i particolari e non sempre facili rapporti con la Chiesa. Delle isole in cui era cresciuto, però, ebbe scarsa considerazione, e le trattò alla stessa maniera di tutti i suoi predecessori: un’inutile appendice. La sua esperienza faroese era stata una breve parentesi. Niente di più, niente di meno.
La mappa di Hereford
A far uscire le Fær Øer dall’anonimato ci penserà intorno al 1280 il signor Richard di Haldingham e Lafford, noto anche come Richard de Bello. Questo carneade è in realtà un nome importante nella storia faroese, perché la sua mappa mundi ha lasciato il segno. Conservata a Hereford, la città inglese da cui prende il nome, essa è la più grande tra le mappe medievali giunte fino a noi.
Questa mappa va guardata con particolare attenzione, perché essa presenta Gerusalemme città santa al centro e l’est al posto del nord. Tuttavia, se si cerca una corrispondenza con le nostre conoscenze geografiche, si resterà sicuramente delusi, in quanto la mappa raffigura anche il giardino dell’Eden e oltre 30 episodi biblici. A noi questa carta interessa perché è la prima a menzionare esplicitamente le Fær Øer, indicandole con il nome storpiato di farei.
Dove potete vederle nella mappa? Beh, considerate che la Gran Bretagna è nell’angolo nord-occidentale in una mappa dove il nord non è al suo posto. Se volete provarci comunque, buon per voi, ma vi consigliamo caldamente di fidarvi, altrimentiil tempo che impiegherete sarà tutt’altro che breve…
La svolta
Citare la mappa di Hereford potrebbe sembrare un modo per riempire un buco temporale, ma questo è vero soltanto in parte. Infatti, la comparsa delle isole su questa carta le farà entrare nuovamente sul palcoscenico della storia europea. Il XIV secolo porterà grosse novità, del tutto sconosciute per la popolazione locale.
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