L’incredibile caso del TB/FCS/Royn, la squadra esistita appena due anni
Com’era venuto, così se n’è andato. All’improvviso, senza troppo preavviso. Una cometa, o forse una meteora consumatasi nell’atmosfera dell’Iperuranio. Un’idea o più verosimilmente un sogno: così possiamo liquidare il caso TB/FCS/Royn. Nato dall’ambizione di creare una squadra vincente che rappresentasse tutta l’isola di Suðuroy, si è dissolto in una nuvola di gas. Una fine triste e brusca, per certi versi inspiegabile, ma ormai ufficiale a un mese dall’inizio della nuova stagione. Con questo articolo, cercheremo di mettere ordine in una faccenda che ha lasciato perplessi tutti i tifosi faroesi. E non solo.

Premesse
Come ricorderete, quasi due anni fa realizzammo un approfondimento sulle cause che avevano portato alla nascita del TB/FCS/Royn (potete leggerlo cliccando qui). Ecco, diciamo che quelle condizioni sono venute meno. Le perplessità iniziali del TB Tvøroyri, che all’interno di questa fusione ha sempre avuto un ruolo dominante, alla fine si sono rivelate fondate: il progetto neroverde non è mai decollato. Anzi, escluse le primissime settimane della gestione Ross, l’obiettivo minimo di un piazzamento europeo è sempre sembrato qualcosa di irrealizzabile. I risultati, quindi, sono stati ben al di sotto delle aspettative, con due salvezze tranquille ma anonime. Evidentemente troppo poco, ma da qui a rompere la fusione ce ne passa…
Un fulmine a ciel sereno
27 ottobre 2018, minuto 92 dell’ultima giornata di campionato, un gol di Stefan Radosavljevic regala tre punti inutili al TB/FCS/Royn ma condanna alla retrocessione last minute lo 07 Vestur. I neroverdi, entusiasti per la vittoria nel finale e per essere stati di fatto arbitri dell’intricatissima lotta per la salvezza, festeggiano e al triplice fischio ringraziano i propri tifosi. Poche ore più tardi, Julius Vest Joensen pubblica sui social la foto di una maglia della squadra con i nomi dei calciatori e dei membri dello staff tecnico. Uomo poco appariscente ma molto pratico, Joensen è stato tra i primi promotori della fusione, nonché una sorta di direttore generale/presidente della società neroverde.

In un primo momento nessuno sembra farci caso. Nella stessa serata, però, irrompe tra le notizie sportive faroesi l’annuncio di un incontro d’urgenza tra i vertici del club fissato per i giorni seguenti. Alle 20:35 Heri Simonsen, giornalista di in.fo, comunica che in questo meeting si decideranno le sorti del TB/FCS/Royn, perché la maggioranza dei soci sembrerebbe non essere più disposta a continuare l’esperienza.
La sofferenza di Ståhl
Sganciata la bomba, tutto tace per circa 36 ore. Nella prima mattinata del 29 ottobre, però, è proprio Glenn Ståhl, il tecnico della squadra, a rompere il silenzio con un post sul gruppo Facebook “Suðringar” molto chiaro.
“Eg vóni veruliga, at fólk við ábyrgd í feløgunum brúka sunnan fornuft, og ikki taka avgerðir sambært kenslum og nøkrum, ið hendi fyri 30 árum síðani“
“Spero davvero che chi ha incarichi di responsabilità nella società usi il buon senso e non prenda decisioni sulla base di emozioni e cose che sono successe 30 anni fa”
Parole che non hanno evidentemente bisogno di un’interpretazione, perché quel riferimento alle “emozioni di 30 anni fa” è un’accusa esplicita al TB, che in effetti nel 1987 vinse il suo ultimo campionato: da allora di anni ne sono passati proprio 32. Ma il post polemico continua, e lo svedese rincara la dose:
” Í mínum heimi doyr fótbólturin í oynni, um man ikki stendur saman, og tað veit eg, at spælararnir eisini kenna á sær. Gloymið gomlu
søguna, og skrivið heldur nýggja fantastiska søgu saman sum eitt sterkt felag”
“Secondo me il calcio sull’isola (di Suðuroy, ndr) muore se non si resta insieme, e so che anche i giocatori se ne rendono conto. Dimentichiamo le vecchie leggende, e scriviamo piuttosto nuove fantastiche storie insieme, come una squadra forte”
Reazioni ufficiali a questa uscita non ce ne sono state, anche perché difficilmente ci si sbilancia così apertamente nel mondo del calcio. Queste affermazioni sono ancor più sorprendenti se si pensa che a farle è un uomo assolutamente mite e pacato, in linea con lo stereotipo delle persone nordiche. Eppure, questa difesa appassionata dell’unione è la testimonianza più esplicita che abbiamo di quanto i successivi eventi siano stati traumatici e tutt’altro che condivisi. E infatti, se cercate adesso il gruppo su Facebook, non lo troverete: facile presumere che sia stato cancellato o comunque oscurato.
Separati in casa
Passano altri due giorni e il 31 ottobre Tróndur Arge, ex calciatore e attualmente uno dei principali giornalisti sportivi faroesi, lancia una notizia inattesa. A suo dire, infatti, il TB starebbe riconsiderando le proprie posizioni e sembrerebbe propendere adesso per il continuo della fusione.
Tuttavia, il 2 novembre Arge smentisce se stesso, perché in un nuovo articolo scrive che la tensione tra i soci è salita nuovamente. In particolare, le posizioni del TB Tvøroyri e dell’FC Suðuroy risultano essere molto distanti: i membri del comitato dell’FC, infatti, ritengono insoddisfacenti le condizioni poste dal TB per continuare la fusione.
Strenuamente difese da Henrik Thomsen, presidente del TB, queste condizioni erano in realtà tutt’altro che importanti. Il patron bianconero, infatti, voleva che le partite casalinghe del 2019 si giocassero ancora al við Stórá di Trongisvágur, mentre Julius Vest Joensen, presidente dell’FC, chiedeva che la squadra giocasse a Vágur. Le richieste di quest’ultimo sembrano anche legittime, visto che il TB stava pian piano monopolizzando la società. Il mancato accordo sulla questione stadio invece fa saltare definitivamente il banco, col Royn Hvalba che si schiera dalla parte del club azzurro.
Il divorzio e le polemiche
Col passare dei giorni la situazione non migliora, anzi. Thomsen il 7 novembre ha l’ardire di dichiarare che lui concorda con le richieste di Joensen, ma non può esaudirle. Motivo? Nel suo stadio il TB ha costruito la sua storia, quindi è giusto che anche la nuova squadra giochi lì. Praticamente, una risposta nemmeno tanto velata all’attacco polemico di Ståhl.
Questa dichiarazione lascia presagire quello che effettivamente succederà di lì a breve: il 15 novembre il TB/FCS/Royn viene dichiarato estinto. Laconico il commento di Joensen:
” Tíverri var onki at gera”
“Purtroppo non c’è stato niente da fare”
Ancora più diretto il tecnico svedese, che su Facebook scrive apertamente di essere incazzato, chiudendo il suo messaggio con un tombale: “Riposa in pace, calcio di Suðuroy“. Chiarissima la sua posizione, non serve aggiungere altro.
Ricostruire sulle ceneri
Adesso restano solo ceneri, soprattutto per FC e Royn che da questa unione escono con le ossa rotte. Al netto di vaghe speranze di riunione (vociferate sui social dai tifosi, i media non ne hanno mai parlato), il TB è l’unico vincitore di questo braccio di ferro. Il club bianconero ripartirà infatti dalla massima serie in quanto considerato “erede legale” dell’ormai defunto TB/FCS/Royn. Sprofondano all’inferno invece gli altri due membri dell’unione: l’FC ripartirà dalla 2. deild, il Royn addirittura dalla 3. deild.
Per quanto riguarda il profilo tecnico, Ståhl ha ovviamente presentato subito dimissioni irrevocabili. E forse è l’unico che esce pulito da questa storia assurda, da cui tutti escono ridimensionati. TB incluso.
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