Che peccato!

La serata di Pristina lascia i tifosi faroesi con qualche rimpianto per quello che poteva essere e invece non è stato. I ragazzi del ct Olsen riescono nella loro missione solo a metà, bloccando il Kosovo per un tempo. Poi nella ripresa i balcanici mettono sfruttano due magie e portano a casa tre punti tutto sommato poco dolorosi. C’è ancora il tempo per recuperare il primato in classifica, grazie anche alla vera sorpresa di giornata che viene da Malta, dove l’Azerbaigian impatta per 1-1 e sciupa un’occasione d’oro. E questo aumenta i rimpianti, perché un pareggio o una vittoria avrebbero aperto prospettive molto appetitose.

Viljormur Davidsen (in foto, sulla distra) a fine partita si è detto dispiaciuto del risultato, evidenziando l’importanza di vincere le prossime partite casalinghe.

Che atmosfera a Pristina!

Non sia preso come un alibi, ma diciamo che ieri le premesse per una sconfitta c’erano tutte. Infatti, per il Kosovo quella di ieri era una partita speciale. Ricorderete infatti che solo di recente la federazione kosovara ha avuto il diritto di partecipare alle competizioni internazionali. Ciò è avvenuto in seguito alle tristemente note vicende geopolitiche verificatesi nella regione in tempi molto recenti. E infatti l’esordio assoluto da affiliato alla FIFA risale al 3 giugno 2016, per ironia della sorte in un’amichevole vinta 2-0 proprio contro le Fær Øer. All’epoca si giocò sul neutro di Francoforte, e da allora di tempo ne è passato.

Sempre sconfitto in gare ufficiali (eccetto all’esordio a Turku, dove strappò un 1-1 alla Finlandia nelle qualificazioni per Russia 2018), ieri la storia era destinata a cambiare. Infatti, mai prima di ieri i Dardanët avevano giocato davvero in casa loro, perché la loro base era a Scutari, in Albania. Ieri, insomma, era la prima dei kosovari davanti alla loro gente in gara ufficiale, dopo un deludente pareggio in Azerbaigian e quindi con voglia di riscatto. Capirete da soli che gli ingredienti per perdere c’erano tutti: le Fær Øer erano la vittima designata dal destino per la giusta festa della squadra di casa.

Primo tempo d’equilibrio

Eppure, narrativa extracalcistica a parte, Olsen e i suoi non si presentano certo a Pristina per perdere. Tuttavia, l’atteggiamento spavaldo visto con Malta viene meno già a partire dal modulo, un 4-4-1-1 dalle chiare intenzioni difensiviste. I titolari però non cambiano, e l’unico cambio di rilievo è Kaj Leo í Bartalsstovu al posto di un Gilli Sørensen apparso provato in allenamento. Spazio anche a Gilli Rolantsson, nemmeno in panchina nel fortunato match contro i maltesi.

Lo svizzero Bernard Challandes, ct del Kosovo, opta invece per un 4-2-3-1 tutto gioventù e qualità. Con un solo over 30 in rosa (il portiere Ujkani, vecchia conoscenza del Palermo), la rosa dei balcanici è molto interessante. Alle spalle dell’unica punta Nuhiu tre nomi da monitorare: Zeneli, Avdijaj e Rashica, giovani talenti in giro tra Paesi Bassi e Germania. Ma ancche in difesa la qualità non manca, soprattutto con la coppia di centrali Aliti – Rrhamani, in forza rispettivamente a Skënderbeu e Dinamo Zagabria. Già questo basta a rendere l’idea del dislivello pazzesco in campo: nella rosa faroese non c’è un solo elemento che possa vantare esperienze di tale spessore.

Questa differenza però non emerge subito: il primo tempo è molto equilibrato, e di grandi occasioni non ce ne sono. Gli ospiti sono bravi a contenere la maggiore qualità dei padroni di casa, praticamente addormentando la partita e riducendo al minimo i rischi.

Due magie e il Kosovo vola

La partita è tutta racchiusa in quindici minuti, i primi quindici della ripresa. Il rientro dagli spogliatoi regala un Kosovo determinato a vincere la prima in casa davanti al suo pubblico, e anche la pressione sugli spalti aumenta. E i faroesi, che agli ambienti caldi sono tutt’altro che abituati, vanno allo sbando. Al 50° i padroni di casa vanno in vantaggio con il destro a giro di Zeneli, che prima però manda al manicomio mezza difesa coi suoi giochetti. Solo cinque minuti più tardi Rrhamani svetta di testa ma trova la respinta corta di Nielsen. L’azione continua e lo stesso Rrhamani, da posizione defilata, serve Nuhiu che deve solo appoggiare in rete con un Nielsen ormai a terra.

Sopra per 2-0, il Kosovo vola sulle ali dell’entusiasmo, mentre le Fær Øer sono frastornate e appaiono confuse, così come Olsen. Tardivi infatti i cambi del tecnico danese, che sembra più preoccupato di non prendere la goleada che non di provare a rimontare. A Challandes sta bene così, e di fatti dopo il 60° i suoi si limitano a controllare avversari spuntati. Inutile l’ingresso all’89° di Klæmint Olsen, a sconfitta ormai inevitabile.

Le cause della sconfitta

Peccato, davvero peccato, perché il Kosovo si poteva fermare. Uscire con almeno un punto da Pristina sarebbe stato utile, ma l’atteggiamento timoroso dei faroesi lo ha impedito. Perché abbandonare quell’atteggiamento propositivo visto con Malta per consegnarsi agli avversari? La partita è stata persa con l’approccio, perché man mano si è permesso agli avversari di prendere coraggio. E ancora: perché non convocare Adrian Justinussen? La stella rossonera ha segnato tanti dei suoi gol da calcio di punizione: in partite difficili come questa, può bastare una semplice invenzione per prendersi i tre punti. Tante partite l’HB le ha vinte grazie a lui.

Tuttavia, non bisogna essere ingiusti. Non ha toppato solo Olsen, ma tutto il gruppo, troppo molle in campo. Responsabilità ben evidenziate dal tecnico nel dopo-partita: questa è una sconfitta collettiva maturata in un quarto d’ora fatale, ma così non va. Soprattutto sul secondo gol i meccanismi difensivi sono stati troppo blandi, e l’errore è stato decisivo.

Sui fattori ambientali ci siamo già espressi in apertura, e a questi livelli non è sciocco dire che abbiano influito. Il Kosovo ha vinto la prima gara ufficiale della sua breve storia nella prima apparizione ufficiale davanti al suo popolo, provato da anni di conflitti e tensioni. Volendo vederla da spettatori neutrali, è una gran bella storia, ma le Fær Øer avrebbero dovuto cercare quanto meno di impedirne la realizzazione.

E adesso?

E adesso niente traumi: le Fær Øer non erano fenomenali dopo Malta e non sono debolissime adesso. Semplicemente hanno sbagliato una partita. Di contro, c’è la sorpresa proprio della nazionale de La Valletta, che in casa blocca sull’1-1 l’Azerbaigian e aggiunge un elemento di instabilità al girone. Probabilmente sarà un caso isolato, ma questo suggerisce che non si può sottovalutare il team di Farrugia, altrimenti si rischia grosso.

Comunque sia, questo è un tema che ci interesserà il 20 novembre, data dell’ultima gara del girone in programma proprio sull’isola mediterranea. Ma allora i giochi potrebbero essere già fatti. Per capire quali sono le reali possibilità del gruppo faroese sono fondamentali le prossime due gare. Saranno entrambe giocate al Tórsvøllur, in casa, contro Azerbaigian e Kosovo. E se si vuole davvero puntare al primo posto, niente scuse: servono sei punti, perché poi ci saranno due trasferte lunghe e insidiose.

Seconda giornata

Malta – Azerbaigian 1-1
Kosovo – Fær Øer 2-0

Terza giornata

Kosovo – Malta
Fær Øer – Azerbaigian

Classifica girone 3, serie D

Kosovo 4 (+2)
Fær Øer 3 (0)
Azerbaigian 2 (0)
Malta 1 (-2)